Mirrors backdrop
Mirrors poster

MIRRORS

2008 RO
août 14, 2008

Un ancien flic, forcé de démissionner de son travail après un accident ayant couté la vie de son associé, travaille à présent comme veilleur de nuit dans un grand magasin brûlé et abandonné. Seuls quelques miroirs ont survécu aux flammes. Il réalise que ceux-ci cachent un horrible secret qui les menace, lui et sa famille.

Réalisateurs

Alexandre Aja

Distribution

Kiefer Sutherland, Paula Patton, Amy Smart, Jason Flemyng, Cameron Boyce, Arika Gluck, Ioana Abur, Mary Beth Peil, John Shrapnel, Tim Ahern
Horreur Mystère
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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L’ex detective Ben Carson, depresso a causa della morte del suo collega, della quale si ritiene responsabile, e lontano dalla sua famiglia in seguito al divorzio dalla moglie, passa le sue giornate affogando i problemi prima nell’alcool e poi negli antidepressivi. Deciso a trovare un nuovo lavoro, viene assunto come guardiano notturno in un fatiscente ex centro commerciale distrutto dalle fiamme. Non appena Ben mette piede nell’edifico non può fare a meno di notare i numerosi e maestosi specchi lucenti che tappezzano le mura e che sembrano contenere delle strane presenze. I timori di Ben si dimostrano presto fondati e, dopo aver scoperto che il precedente guardiano è morto in circostanze misteriose, comincia ad indagare sul passato di quel luogo, scoprendo che le strane creature che vede muoversi negli specchi non sono semplici allucinazioni. Gli specchi sono le finestre sulla realtà, direbbe qualcuno, grazie ad essi è possibile vedere ciò che altrimenti ci sarebbe celato dallo sguardo, i nostri volti, la nostra figura per intero. Ma lo specchio è realmente una lastra di vetro adagiata ad una d’argento? E’ realmente un oggetto fisico reso “straordinario” da alcuni elementari principi scientifici? E se piuttosto che una metaforica finestra sulla realtà lo specchio fosse un’inquietante porta su un altro mondo? Pensando in questi termini un oggetto di tale uso comune potrebbe risultare inquietante perfino al più incallito dei narcisisti, ed è proprio alla demonizzazione del quotidiano che sembra mirare la seconda opera americana del francese Alexandre Aja, vincendo la sfida ma non convincendo del tutto nel risultato. “Riflessi di paura” (“Mirrors” in originale) prende ispirazione molto liberamente dall’ottima ghost story coreana “Into the Mirror”, distaccandosi sapientemente da essa per seguire tutt’altre direzioni. Lo scopo di Aja è chiaramente di creare un onesto film di paura che punti al facile spavento e all’adrenalina piuttosto che alla riflessione socio-psicologica; il suo intento non è certamente criticabile (il Genere non nasce forse come intrattenimento?) e per fare un’opera di intrattenimento “funzionante” ci vuole pur sempre del talento, qualità che certamente non manca al regista di “Alta tensione”. Però la sensazione che si ha a fine visione di “Riflessi di paura” è che il materiale a disposizione avrebbe potuto davvero generare un qualche cosa di superiore che un paio di scene gore, quattro bus ben piazzati e un finale caciarone. “Riflessi di paura” gioca molto bene con le emozioni dello spettatore, rendendolo partecipe alla storia, riuscendolo a spaventare nei momenti giusti e facendolo affezionare ai personaggi. Il Ben Carson del sempre apprezzabile Kiefer Sutherland (“Linea mortale”; la serie tv “24”) è ben delineato e, seppur stereotipato nella sua depressione e voglia di riscatto, ci offre l’esempio di un personaggio riuscito proprio per l’essenzialità della sua scrittura. Decisamente più “accessori” per piattezza caratteriale o per inutilità intrinseca sono la moglie incazzata ma ancora innamorata Paula Patton (“Déjà-vu”), la sorella gentile Amy Smart (“Crank”) e l’ex collega detective Jason Flaming (“Bruiser”), presente giusto in un paio di scene. La figura dello specchio in quanto minaccia è portata da Aja ai massimi livelli: gli specchi sono ovunque, anche se a volte non li notiamo, e vengono davvero caricati di qualità negative non indifferenti. Superfici lisce, acqua, vetro, qualunque cosa sia in grado di riflettere l’immagine in “Riflessi di paura” è veicolo di male e di morte. Aja gioca benissimo con i riflessi “nefasti” e seppur non affronta una tematica del tutto originale (oltre, naturalmente a “Into the Mirror”, c’è il – giustamente – dimenticato “Mirror: Chi vive in quello specchio?”, al quale scopiazza anche il primo omicidio-suicidio, e il mitico “Riflessi di morte”, albo n. 44 della collana a fumetti “Dylan Dog”) il suo è probabilmente il film che più di ogni altro si prodiga a sfruttare in senso orrorifico ogni possibile utilizzo dell’oggetto specchio. A differenza dei precedenti “Alta tensione” e “Le colline hanno gli occhi”, qui il regista non punta troppo sulla violenza visiva, concentrandosi piuttosto sulla ritmata indagine del protagonista. Infatti gli unici momenti che ci fanno riconoscere la mano votata allo splatter di Aja sono due: la fulminante e disturbante scena d’apertura e l’originale “smandibolamento” di una vittima, purtroppo reso meno efficace del previsto dall’utilizzo di un’evidente computer grafica. Tra i maggiori meriti di questo film ci sono le inquietanti locations, incentrate per la maggior parte nelle fatiscenti stanze silentihilliane del centro commerciale, realizzate sfruttando l’Académie des Sciences di Bucarest, abbandonata dal 1998; inoltre anche le musiche originali di Javierre Navarrete fanno egregiamente il loro effetto. Quello che probabilmente invece rappresenta il maggior difetto di “Riflessi di paura” è la deriva da pop-corn movie che il film intraprende nel finale. Diciamo subito che l’incredibile soluzione finale escogitata dagli sceneggiatori Aja e Levasseur è degna del miglior b-movie horror anni ’80, ma purtroppo stona in un contesto serioso come quello di questo film. Alcune scene di “combattimento” al limite del ridicolo si prestano facilmente ad essere prese di mira dagli schernitori e il buuum-baaaam-craaash finale sembra più adatto ad un film catastrofico piuttosto che ad un horror intimistico. Vabbè, pazienza. Con un po’ di accorgimento Aja avrebbe potuto fare il colpaccio, invece si limita a lasciare un film godibile, adattissimo per una serata da dedicare ai brividi facili, nonché la sua opera per ora meno ispirata. Ma una cosa è sicura: dopo aver visto “Riflessi di paura” vi avvicinerete ad uno specchio con occhio diverso!

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