San Valentín sangriento backdrop
San Valentín sangriento poster

SAN VALENTÍN SANGRIENTO

My Bloody Valentine

2009 US
enero 16, 2009

Tom (Jensen Ackles) regresa a su pueblo natal en el 10º aniversario de la masacre de San Valentín, un día de sangre y terror que se cobró la vida de 22 personas... Remake del clásico de 1981 que saca provecho de los cines 3D.

Directores

Patrick Lussier

Reparto

Jensen Ackles, Jaime King, Kerr Smith, Betsy Rue, Edi Gathegi, Tom Atkins, Kevin Tighe, Megan Boone, Karen Baum, Joy de la Paz
Terror Suspense
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Un incidente in miniera causato dall’incompetenza del novello Tom Hanniger provoca cinque morti e un ferito grave, Harry Warden, che rimane in coma per alcune settimane. Svegliatosi improvvisamente il giorno di San Valentino, Harry indossa la sua tuta da minatore, imbraccia il piccone e, dopo aver fatto un massacro nell’ospedale, si dirige verso la miniera per cercare Tom, che si sta divertendo ad una festa “clandestina” insieme ai suoi amici. Giunto sul luogo, il minatore voglioso di vendetta compie una strage prima di essere fermato dai proiettili dello sceriffo Burke. Scampato per miracolo, Tom va via dalla città e vi fa ritorno solo dieci anni dopo per vendere la sua quota azionaria della miniera. Nel frattempo sono cambiate molte cose e il giorno di San Valentino, decimo anniversario della strage, si sta avvicinando, ma improvvisamente cominciano anche a rispuntare i cadaveri: Harry Warden sembra essere tornato in azione! Potremmo definire la tendenza che ha colpito il cinema horror americano come “il ritorno del già noto”: riesplorazione continua e pedissequa di tematiche, personaggi e interi film che hanno in qualche modo lasciato il segno nell’immaginario collettivo o nel firmamento economico delle majors. E’ una manovra, questa, che assicura quasi sempre un investimento sicuro da parte della produzione e fa si che lo spettatore si trovi a percorrere strade già battute, confortevoli, sulle quale sa muoversi con sicurezza e scaltrezza. “San Valentino di sangue” non fa altro che proporre per l’ennesima volta il ritorno del già noto e in questo caso lo fa triplicando la formula. Da una parte abbiamo l’ormai collaudatissimo meccanismo del remake, dal momento che alla base di tutto c’è “Il giorno di San Valentino”, discreto ma non memorabile slasher post “Venerdì 13” diretto da George Mihalka e datato 1981. Ma come accade spesso, la nuova versione si discosta molto dalla precedente, riutilizzando solamente alcuni elementi basilari (in questo caso il look dell’assassino, l’incidente nella miniera e la ricorrenza di San Valentino sullo sfondo) per raccontare fondamentalmente un’altra storia e con un linguaggio sicuramente più esplicito. Il secondo “ritorno” si ha poi nella continua e divertita messa in scena di cliché che trasportano un’aria retrò che si inserisce a perfezione nel rinnovato tentativo di riesplorare e citare gli anni d’oro del cinema horror americano. Qualcuno può giustamente parlare di déjà-vu, ma in “San Valentino di sangue”, così come era stato fatto recentemente con il nuovo capitolo di “Venerdì 13”, è stata infusa l’essenza stessa dello slasher anni ’80 e per questo vengono portati in scena dei topoi che ne decretano la riconoscibilità e, sostanzialmente, la riuscita. In questo film, proprio come ha fatto Nispel nel suo “Venerdì 13”, poi, si esasperano due delle componenti basilari, ovvero sesso e violenza, creando goduria a breve termine ma anche sacrificando uno sviluppo minimamente intelligente a livello narrativo. In questo “San Valentino di sangue” è un campione, portando sullo schermo una serie molto numerosa di omicidi truculenti e fantasiosi ed elargendo dosi piuttosto spinte di sesso e nudi gratuiti (in questo è esemplare l’insolita lunghissima sequenza in cui l’attrice Betsy Rue – completamente nuda – è protagonista). Frattaglie, smembramenti, picconate e tette vanno un po’ a riempire le vistose carenze di sceneggiatura che comunque “San Valentino di sangue” possiede. La storia è ridotta ai minimi termini, sempre subordinata all’azione, e, seppure il finale a sorpresa non è banale, il meccanismo giallo non coinvolge a dovere. Per non parlare, poi, dei dialoghi risibili (frase cult: “ho lavorato per 72 ore di fila, dove trovavo il tempo per fare lo psicopatico?”) e della caratterizzazione barbosa di gran parte dei personaggi, tra i quali solo lo sceriffo Palmer, interpretato da Kerr Smith (“Final Destination”; “Desert Vampires”) appare più intrigante per l’ambiguità e la scorrettezza. Ma si parlava di triplice ritorno del già noto, e qui sbuca la vera non-novità che dà una marcia in più a “San Valentino di sangue”; già perché in molte sale il titolo che compare sulle locandine è “San Valentino di sangue 3D”, proponendosi, dunque, come il primo film horror a sfruttare la nuova tecnologia 3D. Come ben sappiamo, visto che parliamo di “ritorno”, il 3D nel cinema horror non è cosa nuova (chi ricorda “Venerdì 13 Parte III – Weekend di terrore” oppure “Nightmare 6 – La fine”?) e viene tirato fuori dal cilindro ogni qualvolta il cinema versa in crisi. Stavolta è la pirateria e il downloading dalla rete diffusosi negli ultimi anni a spronare chi sta lassù a riproporre la terza dimensione al cinema per richiamare più spettatori a usufruire della “novità” nell’unico posto che lo rende possibile, le sale cinematografiche tecnologicamente attrezzate. La resa del nuovo 3D è decisamente spettacolare e un film come “San Valentino di sangue” la sfrutta alla perfezione utilizzando una serie di divertenti espedienti capaci di far realmente saltare sulla poltrona lo spettatore. L’effetto “da luna park” dona sicuramente una marcia in più a quello che potrebbe altrimenti apparire uno slasher come molti altri e, perciò, visionare il film in questione in 2D sottrae molto alla forza di questa pellicola. Comunque c’è da dire che al di là della visone a tre dimensioni, il film ha sempre e comunque alcune cartucce da sparare e, se le interpretazioni del cast non sempre convincono (terribile il protagonista Jensen Ackles, controbilanciato però dalla vecchia gloria Tom Atkins, veterano degli indimenticabili “Fog”, “Halloween 3”, “Dimensione terrore” e “Manian Cop”, solo per fare alcuni titoli), alcune trovate di regia convincono. Patrick Lussier, dopo l’esordio con l’originale rilettura moderna del vampiro in “Darcula’s Legacy”, era finito a dirigere una serie di dimenticabilissimi sequel per l’home video – per la serie “Prophecy”, “White Noise” e per lo stesso “Dracula’s Legacy” – ma torna alla ribalta con gran successo confezionando il suo horror più riuscito. La tensione in molte scene c’è, il sangue scorre a fiumi, lo psicopatico di turno ha una buona presenza fisica, il divertimento (soprattutto se in 3D) non manca; di contro una storia esile, una sceneggiatura spesso lacunosa, un cast non eccelso e un effetto di déjà-vu immancabile. Togliete mezza zucca al voto finale.

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