Smile backdrop
Smile poster

SMILE

2009 IT
August 28, 2009

A carefree summer vacation turns into an inescapable terror trap for a group of young students who buy a vintage instant camera from a mysterious local shop owner...

Directors

Francesco Gasperoni

Cast

Armand Assante, Giorgia Massetti, Harriet MacMasters-Green, Antonio Cupo, Manuela Zanier, Mourad Zaoui, Robert Capelli Jr., Tara Haggiag, Rabie Kati
Horror Thriller
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Sette amici decidono di passare una vacanza in Marocco alla scoperta dei luoghi più inusuali e misteriosi del Paese. All’inizio dell’avventura, però, vanno a finire fuori strada e una zingara ruba la macchina fotografica di Clarissa. Intenzionata comunque ad immortalare tutte le tappe del viaggio, la ragazza entra in un negozio di antiquariato e riceve in regalo dal proprietario una vecchia Polaroid. Giunti nel primo dei luoghi prestabiliti, un tetro bosco che si dice maledetto, i ragazzi cominciano a morire in modi strani e apparentemente legati alla Polaroid di Clarissa, infatti tutti coloro che vengono fotografati sembrano condannati a morte. La lenta ripresa produttiva del cinema horror italiano si compone di un nuovo tassello, “Smile”, di Francesco Gasperoni, solo che, così come è accaduto per le più recenti opere di genere nostrane, la qualità è decisamente un optional. Gasperoni, che si è anche occupato della sceneggiatura, è partito da un’idea semplice e immediata sulla quale è piuttosto facile imbastire un plot che si possa ricordare, quello che in gergo viene chiamato high concept. Il problema di “Smile” è però l’incapacità di utilizzare a dovere l’idea di base e la banalità della stessa idea. Il film è infatti un mix di cose già viste e che non si amalgamano bene tra di loro. L’incipit fa pensare all’horror turistico in voga in questi ultimi anni: un gruppo di giovani turisti caratterizzati con lo stampino, un iniziale presagio di sventura, l’immancabile “sballo” e poi la mattanza. Ma nel momento in cui la spensieratezza introduttiva cede il passo al pericolo, “Smile” assume un approccio paranormale che raramente si può ritrovare nell’horror turistico, solitamente dedito all’orrore realistico. E qui entra in scena l’apparecchio fotografico maledetto che molto ricorda la bella ghost story tailandese “Shutter”, ma invece di rivelare inquietanti presenza ultraterrene, la Polaroid anni ’60 di “Smile” predice la morte in maniera fin troppo simile a come accadeva in “Omen – Il presagio” e soprattutto in “Final Destination 3”. Dunque ci sono ragazzi in cerca di divertimento – un po’ più grandicelli dello standard degli ultimi anni – , c’è un bosco maledetto che serve a creare l’atmosfera, c’è perfino un’inquietante baita con tanto di poltrona a dondolo sul porticato (cosa vi ricorda?) e c’è l’oggetto tecnologico veicolo di morte. Insomma, un bel frullatone di quanto possa comparire in un film horror ma continuamente tutto fuori luogo. La storia non riesce a coinvolgere, gli attori appaiono spesso inadatti al ruolo loro assegnato e molti sviluppi della trama sembrano forzati, a cominciare dal modo in cui si fa entrare in scena la macchina fotografica. La stessa soluzione del “mistero” è la cosa più banale che possiate immaginare e sembra buttata lì solo per esigenza di chiusura narrativa, mostrando anche più di una falla logica. Soggetto e sceneggiatura, dunque, sono assolutamente bocciati. Poi c’è da vedere come il film è stato realizzato e allora “Smile” può apparire convincete almeno sotto l’aspetto puramente tecnico. L’opera è una coproduzione italo-marocchina, realizzata con il sostegno del Ministero dei beni e le attività culturali, della Scuola di Arti e Mestieri di Casablanca e della Regione Lazio, dunque, seppur non molti, i soldi a disposizione comunque c’erano e si vede poiché il film presenta un’ottima messa in scena caratterizzata da una bella fotografia (opera di Giovanbattista Marras) che riesce con funzionalità ad alternare i colori caldi del Marocco a quelli freddi della location boschiva in cui si svolge la seconda parte del film. Anche le scenografie appaiono molto affascinati (i paesaggi del Marocco) e in parte inusuali per un horror e la stessa regia dell’esordiente Gasperoni è molto fluida e in alcuni casi intenta alla ricerca di virtuosismi e inquadrature originali. Il cast appare un po’ zoppicante dal momento che non tutti gli attori risultano credibili nei loro ruoli, a cominciare da Robert Capelli Jr. (che interpreta Paul) e Giorgia Masetti (Jameela), a cui è affidata l’unica insipida scena di nudo. Per il resto abbiamo il volto interessante di Harriet MacMasters-Green (la fiction “Tutti pazzi per amore”), nel ruolo della protagonista, e la presenza dell’unico noto Armand Assante (“Dreed”; “American Gangster”) nei panni del misterioso Tollinger. Le numerose scene di morte, sulle quali si regge l’itero secondo tempo, sono poco fantasiose e molto pudiche, se non addirittura ridicole, stemperando così anche quello che poteva apparire il colpo sicuro dell’operazione. Il film, dunque, è tutto qui: una bella confezione per un soggetto banale e uno svolgimento ingenuo e pasticciato. Si vorrebbe fare un film dal sapore internazionale ma si finisce per somigliare (involontariamente) a quegli horror di serie C che si producevano nel nostro Paese a fine anni ’80: un tentativo di rinascita che idealmente continua proprio il trend di chi il cinema horror italiano l’ha portato alla morte. Merita mezza zucca in meno.