Splice backdrop
Splice poster

SPLICE

2010 CA
June 3, 2010

Elsa and Clive, two young rebellious scientists, defy legal and ethical boundaries and forge ahead with a dangerous experiment: splicing together human and animal DNA to create a new organism. Named "Dren", the creature rapidly develops from a deformed female infant into a beautiful but dangerous winged human-chimera, who forges a bond with both of her creators - only to have that bond turn deadly.

Directors

Vincenzo Natali

Cast

Adrien Brody, Sarah Polley, Delphine Chanéac, David Hewlett, Abigail Chu, Stephanie Baird, Brandon McGibbon, Amanda Brugel, Simona Măicănescu
Horror Science Fiction
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Elsa e Clive sono due bio-chimici, coppia nel lavoro e nella vita. I due lavorano presso un centro di ricerca genetica e stanno lavorando alla creazione di una nuova razza animale che possa fornire un enzima capace di curare diverse malattie umane. Proprio nel momento di massima difficoltà per il laboratorio per il quale lavora, Elsa decide di aggiungere anche il DNA umano al composto che ha dato vita alla loro creatura, così da creare una nuova creatura che sintetizzasse un enzima più efficace. Malgrado il no dei suoi superiori e l’iniziale scetticismo di Clive, la coppia da vita alla nuova razza che si realizza in uno strano essere dal metabolismo e dal ciclo di vita accelerato. La creatura si sviluppa presto e diventa una sorta di bambina dalle componenti anatomiche animali che Elsa battezza Dren. I due scienziati istaurano un rapporto molto particolare con Dren che si trasforma presto in attaccamento genitoriale, ma l’imprevedibilità della creatura e la sua aggressività faranno dubitare i due della bontà della loro creazione. Vincenzo Natali alla regia/sceneggiatura e Guillermo Del Toro alla produzione di un fanta-horror sono una promessa di qualità garantita. L’uomo che ha diretto quel capolavoro di “The Cube” sembra proprio la persona giusta per raccontare di ingegneria genetica impazzita e creature che si ribellano ai propri creatori e infatti Natali, lontano dalla macchina da presa dal 2003, anno in cui ha diretto “Nothing” (da noi ancora inedito), non delude e mette la propria firma sull’ennesimo gioiellino fanta-horror che sicuramente ogni fan del genere stava aspettando. “Splice”, che letteralmente significa “collegamento” e in gergo indica proprio quel processo di combinazione fra più geni, in fin dei conti è un film molto classico, poco innovativo, eppure ha una carica di originalità intrinseca non indifferente. Natali prende la storia di Frankenstein e la aggiorna all’epoca dell’ingegneria genetica e dell’eugenetica, la condisce con un pizzico di tragedia greca e aggiunge una dose considerevole di morbosità e sesso interspecie. Il risultato è chiaramente un ibrido cinematografico che rispecchia l’ibrido rappresentato da Dren, la magnifica chimera che sta al centro della narrazione di “Splice”. La sceneggiatura di Natali rispecchia quel senso di completezza che spesso manca agli script del moderno cinema horror. L’autore si prende i suoi tempi per sviluppare adeguatamente la psicologia dei tre personaggi principali e per inserire elementi che forniscano un denso susseguirsi narrativo che fa si che non esistano tempi morti malgrado l’innegabile lentezza della parte centrale del film. Clive, interpretato da un Adrien Brody (“Predators”) a suo agio nella parte, non trova appagamento nel suo rapporto con Elsa, spesso troppo presa dal suo lavoro e contraria alla gravidanza malgrado la voglia di paternità del suo compagno. La donna, che nel nome cita la Lanchaster storica “Moglie di Frankenstein” e porta la fisionomia della sempre brava Sarah Polley (“L’alba dei morti viventi”), dal suo canto ha un passato oscuro fatto di abusi e sevizie da parte della madre, conserva quindi un’idea negativa della maternità, impaurita dalla possibilità di perpetrarsi dell’inadeguatezza genitoriale, quasi che si trattasse di una malattia genetica. Allo stesso tempo Elsa è l’elemento forte della coppia, è lei che prende le decisioni ed è il suo agire che mette in modo la serie di eventi che portano inevitabilmente alla tragedia. Una sorta di Eva che non solo disobbedisce a Dio, ma si sostituisce a lui. L’entrata in scena di Dren sovverte l’ordine naturale delle cose e porta appagamento ai desideri della coppia e disfacimento delle loro vite. Clive da potenziale padre ideale si dimostra inadatto a ricoprire il ruolo, si avvicina perfino ad essere un assassino nel momento in cui tenta di annegare la sua “bambina”; però trova in Dren la passione e l’attrazione che stava andando a scemare nel suo rapporto con Elsa. Quello tra Clive e Dren diviene un rapporto incestuoso, un affetto morboso e innaturale da parte della creatura che trova realizzazione in un amplesso “bestiale” che probabilmente rimarrà negli annali del genere. Elsa, invece, si dimostra un’ottima madre, l’esatto contrario di quello che temeva e riesce così a donare a Dren l’amore materno che a lei era venuto a mancare, naturalmente finché la situazione non comincia a degenerare. Il personaggio di Dren, così buffo e curioso, letale e affascinate, è magnificamente incarnato dalla francese Delphine Chaneac che sembra quasi un’attrice del cinema muto, capace di esprimere perfettamente con la mimica del volto i sentimenti della creatura, il suo stato d’animo e l’evolversi accelerato della sua personalità, da bambina capricciosa e donna-predatrice in balia dei suoi primi istinti sessuali. Gli effetti speciali, che nascono da un sapiente mix di computer graphic ed effetti tradizionali, sono fondamentali nella vicenda (Dren è sullo schermo per l’80% del film!) e non risultano mai invasivi, grazie anche all’ottimo lavoro svolto dal team di Berger e Nicotero, soprattutto nei vari look che rappresentano le tappe evolutive del “mostro”. Tra “Pandorum” e “Splice” l’estate 2010 può vantare un’ottima stagione fanta-horror, due titoli di sicuro impatto e realizzati benissimo. Nel caso di “Splice”, abbiamo anche un’opera destinata sicuramente a farsi ricordare nel tempo, un film fondamentale nel percorso che porta all’analisi della figura femminile nel cinema fantastico e alla natura ambiguamente auto-distruttiva dell’essere umano. Un gioiellino dell’horror fantascientifico che deve assolutamente essere visto dagli appassionati del genere.