El hombre de blanco backdrop
El hombre de blanco poster

EL HOMBRE DE BLANCO

1994 MX
abril 22, 1994

Baja California, Messico. Erika e la figlia Christy assistono, accidentalmente, ad un omicidio per opera di un brutale assassino vestito di bianco e armato di fucile. Da quel momento, le due involontarie testimoni, vengono prese di mira dal feroce e misterioso killer entrando nella schiera delle sue vittime. Ha così inizio una lunga e disperata fuga.

Directores

René Cardona Jr.

Reparto

Christian Bach, Daniel Stephen, Omar Fierro, Manuel Ojeda, Aurora Clavel, Julima Cardona, Oscar Lancer, Eduardo Amador, Alfredo Piner, Alexandra Sylvia G.
Terror Suspense Crimen Misterio
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Messico. In prossimità del giorno dei morti Erika e la sua bambina Christy possono finalmente riabbracciare Manuel, marito e padre che sta tornando da un viaggio d’affari. Mentre Erika e sua figlia sono in macchina, assistono all’omicidio di una donna che viene uccisa da un misterioso uomo vestito di bianco e armato di fucile. Da quel momento l’assassino prende di mira anche Erika e tra i due comincia un lunghissimo inseguimento. Anche se il titolo originale recita “El hombre de blaco”, ovvero l’uomo in bianco, in Italia questo film messicano datato 1992 è stato titolato dalla distribuzione di allora “Terminator dall’Inferno”, ovviamente per cavalcare il successo di “Terminator 2” di James Cameron che proprio in quel periodo usciva nelle sale, anche se i due film non hanno nulla in comune. Il titolo originale, piuttosto, è particolarmente azzeccato perché oltre che designare, anzi rimarcare, verbalmente l’abbigliamento del minaccioso killer, allude alla figura della Morte come raffigurata nella tradizione messicana, elemento chiave di tutta la vicenda. “Terminator dall’Inferno” mette in scena un lunghissimo inseguimento, la classica caccia del gatto ai danni del topo, in cui il gatto è un misterioso individuo che se ne va in giro sulla sua costosa macchina sportiva munito di fucile a trucidare chi gli capita a tiro. Quello che elementarmente potrebbe sembrare un elegante Terminator latinoamericano è invece un’allegoria della Morte, che va a regolare i conti e portare con se chi è destinato a soccombere. All’inizio del film, infatti, la piccola Christy compra al mercato due teschi di zucchero su cui fa incidere il suo nome e quello di sua madre, che secondo la tradizione messicana, come spiega il bambinaio Josè, servono a scacciare la Morte e se bagnati nell’acqua benedetta diventano di buon auspicio. La mancanza di fede di Erika, però, che non crede alle vecchie superstizioni del luogo, diventa ipoteticamente il motivo per attirare l’attenzione della Morte stessa che nel primo incontro con la donna sembra inseguire e uccidere la donna stessa (che noi però non riusciamo a vedere chiaramente in volto). Da questo momento in poi, che fornisce il minimo teorico richiesto per una vicenda mediamente complessa, è tutto buttato in “caciara”, con inseguimenti, esplosioni, scontri a fuoco e corpo a corpo, dove, quando parliamo di corpo, intendiamo soprattutto quello statuario imbrigliato in abiti succinti dell’attrice Christian Bach, oggi nota soprattutto per le telenovelas. Il film si perde dunque in breve tempo in un accozzaglia di situazioni action, con qualche spruzzata di splatter, che su un primo momento sembrano ricalcare soprattutto quelle già viste nel film “The Hitcher”. Se all’inizio il meccanismo funziona e c’è anche qualche momento di tensione, ben presto la ripetitività prende il sopravvento e si intuisce l’esiguità del materiale narrativo a disposizione, forse più adatto a fare un corto piuttosto che un lungometraggio. Anche il finale delude perché tradisce la logica che risiede dietro l’opera ovvero il piano della Morte, completamente boicottato da un happy end forzato e quasi illogico. Curiosamente, anche se il film è stato girato nel 1992 e distribuito due anni dopo, sembra prodotto negli anni ’70, vista la fotografia e l’usura della pellicola, se non fosse che abbigliamento e veicoli urlano fine anni ’80 /primi ’90 ad ogni fotogramma. A scrivere e dirigere “Terminator dall’Inferno” troviamo René Cardona Jr., famigerato figlio d’arte e regista di brutture (“La notte dei mille gatti”) ma anche opere interessanti (“Il triangolo delle Bermuda”), qui al suo ultimo film di genere arrivato anche in Italia. Nel cast, oltre alla già citata e apprezzabile Christian Bach, c’è l’inespressivo Daniel Stephen che interpreta il killer vestito di bianco, attore visto in molti film italiani tra cui le commedie “Il ras del quartiere” e “Lui è peggio di me” e i fanta-avventurosi “I predatori dell’anno omega” e “Anno 2020 – I gladiatori del futuro”. Brutto ma sufficientemente bizzarro da poter piacere. Merita mezza zucca in più. In DVD italiano da Mosaico Media. Visiona una clip di TERMINATOR DALL'INFERNO

Tráiler