The Dark Hours backdrop
The Dark Hours poster

THE DARK HOURS

2005 CA
marzo 11, 2005

La dottoressa Samantha Goodman è una giovane e bella psichiatra. Arsa dal lavoro, si reca al cottage invernale di famiglia per trascorrere un po' di tempo con il marito e la sorella. Un fine settimana rilassante viene interrotto bruscamente dall'arrivo di un ospite terrificante e inaspettato. Segue una notte straordinaria di terrore e di giochi mentali malvagi in cui la fuga non è un'opzione.

Registi

Paul Fox

Cast

Kate Greenhouse, Aidan Devine, Gordon Currie, Iris Graham, Dov Tiefenbach, David Calderisi, Jeff Seymour, Trevor Hayes, Bruce McFee
Horror Thriller Fantascienza
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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La psichiatra Samantha Goodman scopre che il tumore al suo cervello, stabile da due anni, improvvisamente ha ripreso a crescere. Quello stesso week-end, Samantha si dirige nella sua baita in montagna dove l’aspettano suo marito David e sua sorella Melody, con l’intenzione di comunicare loro la notizia. Mentre fuori impazza una bufera di neve, un ragazzo infreddolito bussa alla porta e, con la scusa di poter usare il telefono, prende in ostaggio la famigliola; poco dopo si presenta Harlan Pyne, vero artefice del piano, un assassino da poco rilasciato dall’ospedale psichiatrico a cui Samantha aveva negato diverse volte il permesso di uscita. Così la famiglia si troverà in balia dei due pazzi che metteranno in atto un sadico gioco di pressione psicologica e tortura fisica. Piccola produzione canadese del 2005, “The dark hours” è l’esempio di come si possa dar vita ad un discreto film pur non avendo a disposizione un budget consistente, ma giocando tutto sulla suspense e su una storia ricca di colpi di scena. La situazione narrata nel film è la classica già proposta in diversi sado-thriller come “La casa sperduta nel parco” e “Funny games”, discostandosi però dal barbaro compiacimento, a tratti moralistico del film di Deodato, per avvicinarsi maggiormente all’amorale freddezza del film di Haneke. In “The dark hours” i due psicopatici agiscono per un concreto desiderio di vendetta, amplificato da un’evidente mancanza di sanità mentale: Harlan ha passato parte della sua vita tra le mura di un manicomio, dopo essersi macchiato di orrendi delitti; il suo giovane assistente ha una psiche fragile e ha impersonato in Harlan il suo maestro, una figura paterna che probabilmente gli è mancata. Samantha affronta con coraggio la sua delicata situazione di salute, ma il tumore che le sta divorando il cervello rischia di creare in lei stati di alterazione percettiva che va aldilà del semplice stordimento uditivo. Le tensioni che vengono a crearsi tra i vari personaggi vengono amplificate dai sadici giochi “verità o pegno” a cui sono sottoposti e che porteranno alla luce anche inaccettabili verità. Insomma, il plot, pur se semplice, viene supportato da una sceneggiatura capace di stupire lo spettatore in diverse occasioni, anche se nella parte finale rischia di crollare su se stessa a causa di furbi giochi da thriller psicologico ormai abusati nel cinema contemporaneo. Non gioca decisamente a favore del film l’esigua durata ( neanche 75 minuti ), inadatta per la completa delineazione psicologica di tutti i personaggi a volte solo abbozzati, come accade per l’assistente di Harlan e per la sorella di Samantha. Gli interpreti sono di buon livello e si distinguono in special modo Kate Greenhouse ( “Webs” ), nel ruolo della dottoressa Samantha e Aidan Devine ( “Oscure presenze a Cold Creek” ), nel ruolo dello psicopatico Harlan. Non sono assenti neanche alcune scene efferate, tra cui un’agghiacciante amputazione di un dito con una pinza, eseguita in modo esplicito senza stacchi di montaggio. Con qualche maggiore accorgimento sarebbe potuto venire fuori un ottimo prodotto. Ideale per una serata in bilico tra l’impegno e il disimpegno.