The Possession backdrop
The Possession poster

THE POSSESSION

2012 US
August 30, 2012

A young girl buys an antique box at a yard sale, unaware that inside the collectible lives a malicious ancient spirit. The girl's father teams with his ex-wife to find a way to end the curse upon their child.

Directors

Ole Bornedal

Cast

Jeffrey Dean Morgan, Kyra Sedgwick, Natasha Calis, Madison Davenport, Rob LaBelle, Matisyahu, Quinn Lord, Jay Brazeau, Jim Thorburn, Erin Simms
Horror Thriller
HMDB

REVIEWS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Da poco divorziato con la moglie, Clyde ospita le due giovani figlie Hannah ed Em nella sua nuova casa per l'intero weekend. Durante una visita a un mercatino di quartiere, Em individua una vecchia scatola di legno con incisioni ebraiche sui lati e ne rimane particolarmente colpita, chiedendo così al padre di comprargliela. La scatola è sigillata e contiene qualche cosa, così Em incuriosita la forza scoprendo al suo interno alcuni strani contenitori, un anello, denti umani, una ciocca di capelli e una falena morta. Da quel momento la ragazzina comincia a comportarsi in modo molto strano, dando segni di squilibrio e schizofrenia. Dopo le visite mediche di routine, Clyde comincia a convincersi che sua figlia sia in realtà vittima di una possessione demoniaca. La Ghost House Pictures, casa di produzione fondata da Sam Raimi e Robert Tapet e dedita all’horror in ogni sua forma, per ora non ha certamente brillato per qualità di prodotti in listino. Se escludiamo “30 giorni di buio” (il seguito però non si poteva guardare!) e “Drag me to Hell”, diretto dallo stesso Raimi, difficilmente troveremo prodotti particolarmente memorabili, dal momento che tra la saga di “Boogeyman”, quella di “The Grudge” e un paio di “The Messengers” non c’è molto da sfregarsi le mani. E purtroppo anche un prodotto di buone speranze come “The Possession” non va a risollevare di molto le sorti di questa tendenza, seppur ci troviamo dinnanzi a un film che risulta almeno una spanna sopra gran parte delle pellicole targate Ghost House. La cosa veramente affascinante di “The Possession” è la storia vera che ne sta alla base. Eh già, perché anche questo film è tratto da fatti realmente accaduti e appositamente riadattati e spettacolarizzati per un film dell’orrore. Nel 2004, il giornalista del Los Angeles Times Leslie Gornstein ha scoperto la vicenda di un uomo che stava mettendo all’asta su e-bay quella che lui riteneva fosse un’autentica scatola per dybbuk. I dybbuk sono delle entità maligne del folklore ebraico che riescono a sopravvivere solamente unendosi agli esseri umani e insediandosi nella loro stessa carne (la parola dybbuk, infatti, significa “legame”). L’unico modo per sconfiggere questi spiriti/demoni è rinchiuderli in speciali contenitori che ne isolino la loro forza. Nella storia raccontata dal Los Angeles Times, il proprietario della scatola diceva di aver vissuto una serie di disgrazie da quando era entrato in possesso di quell’oggetto e prima di lui la stessa cosa era accaduta ai precedenti proprietari. L’oggetto si è fatto risalire a un’anziana donna sopravvissuta all’Olocausto, giunta negli Stati Uniti dopo la guerra con questa scatola, ammonendo i suoi familiari del pericolo che si celava al suo interno e raccomandandosi con loro di non aprirla mai. Il film prende dunque la vicenda della scatola per dybbuk e la inserisce in un contesto tipicamente moderno come quello delle figlie divise tra due genitori divorziati e unendolo al filone dell’horror esorcistico, che negli ultimi tempi è tornato di gran moda. L’ottimo potenziale del soggetto viene un po’ ridimensionato da una sceneggiatura fin troppo di maniera (opera di Juliet Snowden e Stiles White) che tende a cavalcare tutti i cliché possibili e immaginabili dell’horror esorcistico, facendo in pratica di “The Possession” un film che sa di già visto. La vicenda di una donna perseguitata e posseduta da un dybbuk era stata recentemente raccontata con una certa mediocrità qualitativa anche da “Il mai nato” e “The Possession” finisce per somigliare a grandi tratti a questo film di David S. Goyer, anche se dalla sua ha un maggiore approfondimento del mito ebraico e una serie di scene ad effetto che possiamo senz’altro considerare riuscite. I piccoli dettagli che suggeriscono la presenza del demone nella quotidianità di Em sono scanditi con efficacia crescente e scene come quella in cui la ragazzina si specchia all’interno della scatola mostrando un volto trasformato, oppure la spettacolare scena dell’invasione delle falene o ancora l’inquietante incontro/scontro tra Em e sua madre in cucina, riescono tutte a strappare qualche brivido. L’esorcismo finale, al contrario, lascia abbastanza indifferenti, forse più per la bizzarria del rituale ebraico che per altro, anche se il climax finale non manca di qualche buona e raccapricciante intuizione. A tal riguardo gioca a favore la location ospedaliera, ricavata dal Riverview Mental Istitution, un istituto psichiatrico abbandonato (e si vocifera infestato!) situato nella British Columbia, anche se si fatica a credere che un ospedale funzionante nella realtà del film sia così deserto durante la notte. Al timone di “The Possession” c’è il danese Ole Bornedal, conosciuto soprattutto per il thriller “Nightwatch”, che da un’ottima prova registica, molto attenta alle atmosfere e con delle belle inquadrature dall’altro per scandire ogni ellissi temporale. Del cast fanno sicuramente un buon lavoro Jeffrey Dean Morgan (“Watchmen”; “The Resident”) e Kyra Sedgwick (la serie tv “The Closer”) e convince anche il rapper Matisyahu nel ruolo del rabbino novello esorcista Tzadok. Di cose buone, dunque, in “The Possession” che ne sono, però la sceneggiatura prevedibile e con dialoghi bruttini tende ad appiattire il tutto e anche il ritmo del film è altalenate con una prima mezz’ora o quaranta minuti in cui non succede praticamente nulla. Alla fine si ha la sensazione di aver assistito a un film che si è già visto decine di volte, un compitino su commissione ben svolto che però non lascia minimamente il segno.

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