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Luigi Scaramuzzi
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Leggende metropolitane! Passaggio obbligato tra adolescenti e ragazzi un po’ più grandi.
Quanti di voi ne hanno raccontata almeno una nella propria vita? …Magari in campeggio, intorno ad un fuoco acceso sotto le stelle d’estate, tra i banchi o nei bagni di scuola o semplicemente davanti ad una ragazza solo per spaventarla e riceverne cosi l’abbraccio terrorizzato!
Questo perchè sono storie affascinanti, corrono sulla linea sottile che divide realtà e fantasia. Chissà come sono nate però! I nostri nonni?…avranno iniziato loro! Magari per punire i nipotini disubbidienti; o semplicemente sono fatti realmente accaduti riportati nel corso degli anni!
Certamente non sapremo mai la loro origine e la veridicità delle storie, possiamo però accontentarci del lato fantasioso che stuzzica la nostra curiosità. Qui protagonista è il mastodontico mondo cinematografico made in USA che ha fiutato un affare proveniente dal Giappone trasformando il loro “Ringu” del 1998 in “The Ring” con la consueta maestria hollywoodiana.
Il progetto viene affidato al regista Gore Verbinski classe 1964 già autore di pellicole famose come “The Mexican” e “La maledizione della Prima Luna”.
In “The Ring” si narra la storia di una strana videocassetta con immagini in bianco e nero che non sembrano avere nessuna logica. Compaiono e scompaiono come flash rubati alla vita di una signora che sembra guardarti veramente negli occhi dallo schermo della tua tv. Pare che chiunque la guardi riceva una telefonata con un presagio di morte:”sette giorni” dando il via alla maledizione del cerchio.
Sette giorni di vita che rimangono alla giornalista Rachel Keller (Naomi Watts) per svelare il mistero e sventare così la propria morte e quella della persona a lei più cara.
Inizio coinvolgente, ricco di tensione che farebbe pensare all’intero svolgimento del film al cardiopalma, invece così non è perché la trama si trasforma quasi a diventare un giallo-thriller dai risvolti raccapriccianti che culminano solo alla fine con la scena più terrificante.
Un qualcosa che comunque non si vedeva da anni nell’ormai stanco e ripetitivo mondo horror, un film che pian piano vi entra dentro rimanendo per molto tempo nei vostri ricordi tanto da cogliervi di sorpresa al cinema e non.
Sicuramente un contributo notevole allo svolgimento del film è dato dall’interpretazione degli attori partendo dal più piccolo e ottimo David Dorfman (Aidan Keller) che vedremo l’anno successivo anche nel remake di “Non Aprite Quella Porta” e finendo alla più grande (non di età ma di bravura), la protagonista Naomi Watts ( “21 Grammi” e “King Kong”).
Protagonista maschile è Marin Henderson (Noah Clay) visto in “Windtalkers” (2002) e “Torque circuiti di fuoco” (2004).
Sinceramente non riesco a focalizzare in pieno i difetti di questo film (ammesso che c’è ne siano), forse un po’ di confusione sulla storia, specie quella che riguarda la seconda baby protagonista
(Samara), che dovrebbe essere un demone-bambina (come narra la storia originale dello scrittore giapponese Suzuki Koji) ma non si capisce quanto sia realmente colpevole.
Uno script quello di “The Ring” che ha dato il via ad altri film , da “Paura.com” a “The Grudge”.