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Roberto Giacomelli
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Eddie, Tony e Sara sono un terzetto di topi da appartamento, ovvero ladruncoli che si infiltrano nelle case di facoltosi proprietari per derubarli di tutti i loro averi. Il nuovo colpo della banda però ha delle complicazioni e i tre vengono colti sul fatto da un “intruso”. La rapina va comunque a buon fine, ma da quel momento il perfetto equilibrio che si era instaurato fra i tre comincia a vacillare.
A due anni di distanza da “L’occhio”, validissimo adattamento da “Il cuore rivelatore” di Edgar Allan Poe, i fratelli Capasso portano in scena un nuovo cortometraggio che stavolta parla il linguaggio del pulp.
Storia di crimini e criminali, perversioni e paranoia, tradimento e vendetta, “Terrible Truth” è una girandola di situazioni che oscillano tra il drammatico e il grottesco con estrema disinvoltura ed efficacia narrativa, anche se c’è da dire che se il film di Angelo e Giuseppe Capasso ha un difetto si tratta proprio del racconto. Sostanzialmente “Terrible Truth” è un noir moderno
in salsa pulp, fortemente debitore dei ritmi e dei linguaggi del cinema tarantiniano, dunque c’è da aspettarsi personaggi carismatici e dialoghi sornioni stracolmi di parolacce, scelte forse un po’ troppo frequenti nei lavori dei giovani filmakers di oggi cresciuti con “Le Iene” e “Pulp Fiction”. Una leggera mancanza di personalità che comunque non grava sulla bontà complessiva dell’opera, che anzi pecca più nel contenuto che nella forma. La storia raccontata scorre via veloce e non priva di un certo gusto per l’intrattenimento, però manca di quel ‘quid’ che possa renderla davvero interessante, un elemento forse sottratto dalla prevedibilità del plot che crea situazioni già viste nel suo genere e si conclude proprio come ci si aspetterebbe.
Poco male però, perché “Terrible Truth” fa comunque una bella figura nel panorama sempre più inflazionato dei corti ‘crime oriented’ anche perché possiede un terzetto di personaggi ben caratterizzati. A partire da Eddie, un uomo profondamente insicuro e dalla spiccata propensione alla paranoia; sarà probabilmente colpa di un trauma infantile che lo perseguita costantemente, ma Eddie ha imparato che ‘fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio’ e così ogni situazione per lui assume una doppia facciata, la stessa declinazione schizofrenica che lo assale e lo costringe a indossare una maschera per proteggersi dalla quotidianità. E se il trauma è legato al sesso, la maschera prediletta del personaggio – e della quale viene privato a inizio film – è la classica di latex nero caratteristica in azioni sadomaso, come a voler seguire un filo logico che connette passato e presente, fisico e psiche di Eddie. Completano il terzetto lo sbruffone e sboccato Tony e la seducente e rassicurante Sara, la
classica ‘femmina’ del capo che qui è anche donna d’azione. I tre caratteri sono avvalorati anche dalle ottime performance degli attori Valerio Amoruso, Andrea De Bruyn e Valentina D’Andrea.
Ottima la regia dei Capasso e la fotografia di Mirco Sgarzi (“House of Flesh Mannequins”; “32”); la prima estremamente attenta e ricercata, a volte dedita a inquadrature ‘originali’ che danno un valore aggiunto alla scena, la seconda dedita all’uso di cromatismi accesi e innaturali che sottolineano l’atmosfera.
Possiamo quindi considerare “Terrible Truth” un’occasione ben giocata, un cortometraggio realizzato con talento che avrebbe comunque potuto avere anche una marcia in più se si fosse scrollato di dosso quell’alone di derivazionismo e avesse raccontato una vicenda più originale.