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Encerrada (The Ward) poster

ENCERRADA (THE WARD)

The Ward

2010 GB
septiembre 13, 2010

Kristen, una joven con problemas, es capturada por la policía tras incendiar una granja y encerrada en el Hospital Psiquiátrico de North Bend. Pronto, empieza a sospechar que el lugar esconde un oscuro secreto y está decidida a descubrirlo.

Directores

John Carpenter

Reparto

Amber Heard, Mamie Gummer, Danielle Panabaker, Jared Harris, Laura-Leigh, Lyndsy Fonseca, Mika Boorem, Sydney Sweeney, D.R. Anderson, Susanna Burney
Horror Thriller Mistero
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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1966, Oregon. La giovane Kristen viene ritrovata dalla polizia in stato catatonico dopo aver appiccato il fuoco a una fattoria. Portata subito nel vicino ospedale psichiatrico, la ragazza viene imbottita di calmanti e viene rinchiusa nel Reparto 19, dove risiedono altre quattro giovani pazienti. Kristen non riesce a ricordare nulla del perché del suo internamento e dopo l’iniziale confusione e i tentativi di trattare con il personale del reparto per uscire da lì, la ragazza fa amicizia con le altre pazienti, dalle quali apprende che c’è qualche cosa di inquietante che di notte si aggira tra i corridoi del reparto, qualcosa che vuole eliminarle una ad una. È dal 2001 di “Fantasmi da Marte” che John Carpenter stava lontano dal cinema, 9 anni passati tra tv (due bellissimi episodi della serie “Masters of Horror”) e progetti sfumati. Serviva un film semi indipendente come “The Ward” a dare concretezza a un nuovo progetto firmato dal regista di “La Cosa”, un progetto che va quasi contro corrente in un epoca di vampiri, zombi e torture porn, capace di puntare tutto sull’atmosfera pur senza tralasciare alcuni elementi caratteristici del cinema più moderno. In fin dei conti Carpenter è un regista classico, forse l’ultimo dei classici insieme a Clint Eastwood, e una storia di fantasmi ambientata negli anni ’60 non poteva che essergli congeniale. Eppure c’è qualcosa che non ha funzionato tra Carpenter e “The Ward”, sembra quasi non esserci chimica tra il regista e la sua ultima creatura perché “The Ward”, pur essendo un gran bel film, non ha davvero nulla di Carpenter, manca il tocco magico del regista che contraddistingue un film qualsiasi da un film di John Carpenter. Già a partire dai suggestivi titoli di testa, “The Ward” vuole comunicarci qualche cosa, ci suggerisce e ci anticipa che ogni certezza è a rischio di infrangersi da un momento all’altro, proprio come le fragili condizioni psicologiche delle giovani protagoniste. “The Ward” comincia in maniera quasi ostica, erge un muro tra la protagonista e lo spettatore, azioni inspiegabili che vengono appunto non spiegate, anzi dimenticate. Kristen è sana di mente, si comporta proprio come si comporterebbe una persona sana accusata di pazzia, soprattutto se rapportata alle altre pazienti del Reparto. Eppure c’è qualche cosa che non torna: perché Kristen è ricercata dalle autorità e appicca il fuoco a un’abitazione? Naturalmente ogni domanda avrà una risposta, ma per trovare chiarezza lo spettatore dovrà seguire un percorso insieme alla protagonista, immedesimarsi in lei con tutte le difficoltà che il caso richiede. Perché se tutto inizia nella follia poi prosegue nella paura, quella paura atavica che il cinema ha sempre cercato di catturare qualora avesse a che fare con fantasmi e affini. La location gioca a favore della storia e Carpenter sa come sfruttarla al meglio: il manicomio avvolto nei colori spenti – gli stessi colori che descrivono lo stato d’animo delle pazienti – e i suoi lugubri corridoi sono l’ambiente perfetto per sviluppare una ghost story. Le comparsate dello spettro sono tutte da effetto assicurato e lo stesso fantasma – realizzato con la solita maestria dal team di Berger e Nicotero – è diverso dal solito. L’intento dei realizzatori era di discostarsi il più possibile dal prototipo del fantasma orientale che negli ultimi anni ha monopolizzato le ghost story provenienti da ogni dove, e in effetti ci sono riusciti. Il fantasma di “The Ward”è un qualche cosa di più fisico, ha il volto putrefatto e la carne “in movimento”, come se il male volesse scappar fuori dall’involucro che lo contiene. Carpenter, memore del vero indimenticabile “Halloween”, ad un certo punto costruisce “The Ward” come uno slasher soprannaturale, dove le ragazze fungono da carne da macello per il killer-poltergeist, non trascurando anche una certa efferatezza nella messa in scena delle morti (con tanto di dettaglio sul pungolo per lobotomia infilato in un occhio!). Ma “The Ward” non è solo una ghost story, è un’opera ambigua e mutevole che nel voler essere “altro” trova la forza di percorrere diversi filoni del thriller/horror. Il gioco è divertente, riesce e viene condotto con abilità e maestria anche se la sceneggiatura di Michael e Shawn Rasmussen (“Long Distance”) ad un certo punto diventa quasi surreale nella forzata ricerca di un colpo di scena, tra l’altro ripreso in modo piuttosto spudorato da un bel thriller di qualche anno fa (di cui non vi svelo naturalmente il titolo). Buona la performance di un po’ tutti gli attori, dalla bellissima e credibile Amber Heard (“All the Boys Love Mandy Lane”; “Drive Angry”), stellina in ascesa che interpreta la protagonista, al contorno di giovani pazienti del Reparto 19, che comprendono Lyndsy Fonseca (“Kick-Ass”), Danielle Panabaker (“Venerdì 13”), Mamie Gummer (“Motel Woodstock”), Laura Leigh (“Gossip Girl”) e Mika Boorem (“Nella morsa del ragno”). Bellissime e suggestive le musiche di Mark Kilian. In tutto ciò c’è un Carpenter evanescente più del fantasma che infesta il reparto. Il regista di “Il seme della follia” mette la sua esperienza a disposizione di una storia altrui, porta a termine il suo lavoro con l’eleganza e la professionalità che l’hanno sempre contraddistinto, ma si nota che “The Ward” è un film su commissione, poco o per nulla carpenteriano tanto nella storia quanto nello stile. Comunque siamo di fronte a un bel film, assolutamente imperfetto ma godibile e ben fatto. Se un lavoro su commissione è il dazio da pagare per ritrovare John Carpenter al cinema non ne facciamo un dramma, magari il prossimo lavoro del Maestro sarà un vero “John Carpenter’s…”. Visiona l'intervista a JOHN CARPENTER

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