Fog backdrop
Fog poster

FOG

The Fog

2005 US
octobre 14, 2005

1871, un navire fait naufrage au large de l'île d'Antonio Bay. L'équipage disparaît avec le bateau. Il ne s'agit pas d'un accident, mais les quatre coupables voient leur effroyable crime dissimulé par une étrange brume.Plus d'un siècle plus tard, le passé refait surface et un mystérieux brouillard envahit l'île. Face aux épouvantables morts qui se multiplient, les habitants terrifiés doivent affronter la malédiction de ceux qui veulent se venger.Si le mystère demeure, il n'y aura plus de paix. Sans vérité, personne ne survivra...

Réalisateurs

Rupert Wainwright

Distribution

Tom Welling, Maggie Grace, Selma Blair, DeRay Davis, Kenneth Welsh, Adrian Hough, Sara Botsford, Cole Heppell, Mary Black, Jonathon Young
Horreur Mystère
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Nella città costiera di Antonio Bay, in seguito alla costruzione di un monumento per celebrare i padri fondatori della città e al ritrovamento di alcuni oggetti emersi dalle acque e risalenti al diciannovesimo secolo, cominciano ad accadere strani eventi. Una nebbia fitta avvolge prima le acque circostanti e poi si estende anche nelle strade della città, portando con se anche inquietanti presenze. Sarà compito di un giovane pescatore, la sua ragazza e la dee-jay della radio locale a debellare la minaccia e portare a galla sconcertanti verità. Prima o poi doveva succedere, era inevitabile! Nel mare dei remake dei classici dell’horror che stanno affollando le sale di questi ultimi anni, a volte con buoni risultati, a volte meno, mancava ancora il vero capro espiatorio, quella pellicola contro la quale scagliarsi e grazie alla quale potersi unire a coloro che fino ad ora si sono lamentati contro la moda del remake facile. Vera e propria pecora nera per il suo genere, “The Fog” versione 2006 è il più chiaro esempio di come si possa rovinare nel modo più totale uno dei capisaldi della cinematografia horror mondiale. Non che la reputazione del capolavoro di Carpenter ne abbia alcuna conseguenza, sia ben chiaro, però risulta doloroso per lo spettatore che tanto ha apprezzato il prototipo vedere la stessa storia e gli stessi personaggi riproposti nella più assoluta anarchia dal buon gusto. Infatti, come spesso accade nei remake di qualunque epoca, si tende di attualizzare la vicenda e di adattarla ai moderni spettatori: dunque i fantasmi non giungeranno più in occasione del centenario della città (è ovvio che ambientando il film ai giorni nostri questa scelta sarebbe stata impossibile per coerenza temporale!), ma per assai più esili motivi; la prima comparsa dei fantasmi non si verificherà più ai danni di un gruppo di pescatori, ma ai danni di quattro stupidi teen-agers vogliosi di far baldoria…e via profanando fino all’insulso e ridicolo, nonché illogico, finale che si discosta completamente dalla sceneggiatura originale di John Carpenter e Debra Hill. E’ inutile continuare con sterili paragoni tra il vecchio e il nuovo “Fog”, anche perché, ad eccezione degli ultimi venti minuti, i due film, sotto l’aspetto narrativo, procedono in modo molto simile; piuttosto è curioso notare come questa nuova versione di “Fog” risulti un brutto film a prescindere da tutto. Malgrado diversi ammiccamenti al moderno pubblico di videodipendenti, grazie alla presenza in veste di protagonisti delle due inespressive stelline del piccolo schermo Tom Welling (Smallville) e Maggie Grace (Lost), il film non risulta minimamente appassionante per un pubblico di teen-agers e vistosamente mal fatto. La regia di Rupert Wainwright (già regista dell’interessante “Stigmate”) è piatta e priva del benché minimo tocco di personalità; la sceneggiatura risulta colma di ingenuità (personaggi giusti al momento giusto) e buchi (ma i fantasmi non volevano vendicarsi dei discendenti di coloro che li hanno condannati alla dannazione? Che c’entra la svolta finale?). Gli effetti speciali in digitale, oltre a risultare il più delle volte intrusi nella vicenda, non sempre appaiono di buona qualità e inoltre anche il look dei fantasmi, piuttosto che suscitare spavento, è prossimo alla parodia involontaria, poiché le inquietanti presenze qui ci vengono mostrate in modo del tutto gratuito, apparendo come dei fantasmini trasparenti (avete presente i colleghi di Frank Bannister in “Sospesi nel tempo” ?) che non solo rinunciano alle minacciose armi da taglio del film precedente, ma si pronunciano anche in articolai discorsi, coprendosi sempre di più di ridicolo. Poi della suggestiva colonna sonora composta da Carpenter per il suo film qui non c’è traccia. Le uniche qualità ravvisabili in questa pellicola sono un sapiente utilizzo delle locations naturali e alcune azzeccate atmosfere create dall’effetto nebbia, capace in alcuni punti di annullare la sicurezza di un orientamento visivo, sia per i personaggi sullo schermo che per gli spettatori; ma con gli aspetti positivi purtroppo ci fermiamo qui. Incredibile poi notare come, con una storia dalle grandi potenzialità orrorifiche, non ci sia spazio per la pur minima suspance; il tutto scorre davanti agli occhi dello spettatore annoiato senza il minimo coinvolgimento emotivo e senza creare un minimo di tensione, stranamente non è stato utilizzato neanche l’abusato trucchetto degli sbalzi sonori per destare lo spettatore dall’assopimento. Insomma, non ci troviamo solamente di fronte al classico caso di cannibalizazzione da remake, ma con “The Fog” si ha probabilmente toccato il metaforico fondo, aggiudicandosi così la coppa come peggior remake che fino ad ora i potenti di Hollywood siano riusciti a produrre.

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