Zombi 4: After Death backdrop
Zombi 4: After Death poster

ZOMBI 4: AFTER DEATH

After Death - Oltre la morte

1990 IT
julio 27, 1990

Una mujer regresa a la isla filipina donde sus padres fueron asesinados por un enfurecido hechicero vudú mientras trabajaban en una cura para el cáncer. La chica va acompañada por un grupo de mercenarios con los que debe hacer frente a la gran cantidad de zombies con los que ha quedado infestado el lugar.

Reparto

Jeff Stryker, Candice Daly, Massimo Vanni, Jim Gaines, Donald Wilson, Adrianne Joseph, Jimmy Moss, Nick Nicholson, David Anderson, Alberto Dell'Acqua
Terror Acción
HMDB

RESEÑAS (1)

MM

Massimiliano Marongiu

Una comunità di scienziati compie degli esperimenti utilizzando come cavie gli indigeni di un’isola dei mari del sud. Uno stregone vudù, ritenendo colpevoli gli studiosi della morte della figlia, scatena contro di loro i morti viventi; l’unica persona che riesce a salvarsi è una bambina chiamata Jenny. Diversi anni dopo due gruppi di persone raggiungono l’isola maledetta: il primo gruppo è formato da 4 reduci del Vietnam che rispondono ai nomi di Rod (Nick Nicholson), Mad (Jim Moss), Tommy (Don Wilson) e Dan (Jim Gaines); assieme a loro sono presenti Louise (Adrianne Joseph) e Jenny (Candice Daly) ormai cresciuta. Il secondo gruppo è costituito da alcuni ricercatori, Chuck (Chuck Peyton), David (Massimo Vanni) e Valerie (Cristina Caporilli), sulle tracce di un loro collega chiamato Michael Crichton (ebbene si, come lo scrittore). David trova in una grotta un libro di magia nera e recitando per caso alcune formule scatena di nuovo l’ira degli zombi… La solita paccottiglia “scritta” e “diretta” (le virgolette sono d’obbligo) da Claudio Fragasso, con il contributo della moglie Rossella Drudi ai testi, e il probabile contributo del compare Bruno Mattei alla regia (Mattei non risulta accreditato ma ai tempi i due erano inseparabili). Senza timore di smentita si può parlare di uno dei peggiori zombie-movie di sempre. Il film è conosciuto anche con il titolo di “Zombi 4”, e questa denominazione risulta un tipico esempio di marketing dei distributori/produttori italiani dell’epoca, che per sfruttare il successo di alcuni film si “inventavano” dei sequel, ovviamente con poco in comune con gli originali (di solito una situazione o un’ambientazione). Altro esempio lampante di serie apocrifa oltre a “Zombi” è quella della “Casa”, arrivata fino al capitolo 7! D’altronde, la denominazione “Zombi” è stata usata solo per il mercato italiano, poiché il film del sig. Romero in patria è denominato “Dawn of the Dead”, quindi l’effetto “traino” non avrebbe funzionato: allora per il mercato anglofono si è creata una nuova serie, “Zombie flash eaters” (gli zombi mangiatori di carne), che parte da “Zombi 2” di Fulci (“Zombie flesh eaters”) e arriva fino a ”Zombie flesh eaters 3”.. Possiamo quindi denominare questa raccapricciante pellicola sia “Zombi 4” che “After Death” o “Zombie flesh eaters 3”: scegliete voi il titolo che preferite! “After Death” è stato girato nelle Filippine, set molto in voga all’epoca per i film a budget medio-basso, utilizzando parte dello staff di “Zombi 3” (di cui Fragasso era lo sceneggiatore) con l’aggiunta di Claudio Ciccarese come direttore della fotografia (per la cronaca Ciccarese è tristemente noto come “quello che ha sbagliato la fotografia di Demonia”). Com’è naturale, gli attori sono rigorosamente sotto il livello di guardia per quanto concerne recitazione e fotogenia (con una menzione per l’orrida dentatura di Nick Nicholson e gli sconcertanti baffoni a manubrio di Jim Moss). Il doppiaggio salva la baracca solo in minima parte, in quanto i dialoghi risultano inascoltabili e servono unicamente come espediente per dare aria alla dentatura (una perla tra le tante, la battuta: LOUISE: "Rod, ti andrebbe un bell’ hamburger?" ROD: "Certo… con le tue tette come ketchup!"). Le musiche sono piuttosto anonime, con il solito motivetto nelle scene d’azione e la canzone “Living after death” eseguita dagli Iron Maiden dei poveri. Il make-up degli zombi è scadente e la loro caratterizzazione è indecisa tra il modello “rintronato” dei classici di Romero e quello arzillo e iper-cinetico reso celebre da “28 giorni dopo” o il remake de “L’alba dei morti viventi”; con una predilezione per il secondo. Possiamo perciò gustarci un morto vivente che corre nella giungla con una performance da velocista di prima categoria, zombi parlanti e cadaveri rianimati che maneggiano armi da fuoco. La principale pecca del film va rintracciata nella scombiccherata sceneggiatura, così approssimativa che andrebbe studiata nelle scuole di cinema come esempio da NON seguire assolutamente. Non si capisce nemmeno quale sia l’origine degli zombi: all’inizio del film una voce narrante ci parla di misteriosi esperimenti volti alla sconfitta della morte e della malattia, lo spettatore è quindi portato a credere che la causa della resurrezione dei cadaveri sia di tipo scientifico. Subito dopo veniamo a conoscenza che i morti si rianimano a causa delle pratiche vudù di uno stregone vendicativo. Non facciamo in tempo a sposare la causa del vudù ed ecco comparire la terza porta dell’Inferno e misteriosi libri di magia nera che, letti casualmente da qualcuno, rianimano i morti (il libro non si capisce in quale lingua sia scritto, ma i versi danno voce ad esilaranti rime baciate!). Degno di nota il finale a sorpresa, così oscuro da risultare incomprensibile, presumo, agli stessi coniugi Fragasso, i quali evidentemente ignorano che il colpo di scena deve avere una qualche parvenza logica. Lo splatter, unica consolazione in pellicole come questa, è scandalosamente latitante nella versione italiana. Gli effetti gore, molti e quasi passabili, sono esclusivo appannaggio della versione in lingua inglese, della durata di 84 minuti contro gli 80 della VHS della AVO: ben 4 minuti di scene eliminate. Resta un mistero la scelta di escludere, nella versione per il nostro paese, l’unico aspetto vagamente interessante dell’opera. Senza contare che il finale del film è tutto giocato su effettacci truculenti, ragion per cui nell’edizione italiana risulta ancora più indecifrabile. Integrale o censurato questo film resta comunque una sciagura. Se siete alla ricerca di un bell’horror indirizzatevi altrove, se invece volete abbandonarvi ai piaceri proibiti del trash, state certi che “After Death” vi sta aspettando a braccia aperte!