Duel backdrop
Duel poster

DUEL

1971 US
novembre 13, 1971

Sur une route californienne, un modeste employé de commerce se voit pris en chasse par un énorme camion. Une course-poursuite effrénée s'engage…

Réalisateurs

Steven Spielberg

Distribution

Dennis Weaver, Jacqueline Scott, Eddie Firestone, Lou Frizzell, Gene Dynarski, Lucille Benson, Tim Herbert, Charles Seel, Shirley O'Hara, Alexander Lockwood
Action Thriller Téléfilm
HMDB

CRITIQUES (1)

AC

Alessandro Carrara

skull skull skull skull skull
California, fine anni ’60-inizio ’70: comincia la giornata lavorativa di un commesso viaggiatore, David Mann, tra il garage della sua casa, la città, l’aperto deserto, sempre sulla strada con la sua anonima Plymouth Valiant. Ma quella che sembra la giornata qualunque di un uomo qualunque diventa un incubo senza fine a causa di uno stupido sorpasso a uno strano camion, che da un normale veicolo di trasporto pesante si trasforma in una creatura preistorica animata da un soprannaturale desiderio di vendetta, e ben presto per David Mann comincia una lunga caccia in cui in gioco c’è la sua vita… Girato in soli 12 o 13 giorni per il network americano ABC nel 1971, “Duel” è il primo film di Steven Spielberg, ma certamente non va ricordato solo per questo: rivedendo il lungometraggio oggi, difficilmente si può credere che un film del genere sia stato girato in meno di due settimane da un regista di soli 25 anni e per di più, che sia un prodotto per la TV. Ma è così. “Duel” si presenta come un prodotto di alto livello, per interpretazione e produzione, mentre la regia è semplicemente strabiliante, con soluzioni tecniche geniali: le inquadrature rasoterra per incrementare la sensazione di velocità del camion, l’idea di filmare sempre con delle rocce a lato della strada per ottenere lo stesso effetto, i primi piani del protagonista in preda all’angoscia quando l’auto perde velocità, fino alla meravigliosa scena finale con la caduta dal dirupo dell’auto e della cisterna in una nube di polvere, rallentata per incrementare l’effetto di liberazione alla fine dell’estenuante inseguimento. Questo film sembra essere stato girato da un grande maestro del brivido come Hitchcock, data l’assoluta perfezione dei tempi, la sensazione di angoscia della minaccia incombente simboleggiata in questo caso da un enorme camion vecchio modello, circa degli anni ‘40, anticato in maniera da somigliare veramente a un mostro meccanico che emette denso fumo nero dalla ciminiera, proprio come se provenisse da un’altra era… tanto che la sua stessa caduta nel dirupo emette un urlo di dolore che secondo il regista è stato preso dalla fine di “Godzilla”. La visione di questo camion anticipa di qualche anno l’arrivo sul grande schermo delle auto “maledette”, possedute da spiriti demoniaci, come la “macchina nera” del 1976 e “Christine la macchina infernale” del 1983; e con la Lincoln Mark III nera e la Plymouth Fury del 1958 condivide alcune caratteristiche “fisiche”: fari tondi e sporgenti come occhi, un muso pronunciato simile a un volto minaccioso, una calandra cromata che ricorda una bocca (opportunamente dentata…) e naturalmente, paraurti rinforzati! A differenza di queste auto, il camion è guidato da un uomo in carne ed ossa, che per un’altra azzeccatissima scelta del regista non si vede mai in volto: di lui si sa solo il nome, Keller… impossibile non accorgersi del gioco di parole Mann-man e Keller-killer, voluto dallo sceneggiatore, un uomo che non dovrebbe avere bisogno di presentazioni, Richard Matheson, autore di molti indimenticabili racconti, fra cui svetta “I am legend” (io sono la leggenda) e che ha lavorato molto per la televisione e il cinema, grazie anche al suo stile di scrittura molto visivo che facilita la riduzione su schermo. Originariamente il racconto “Duel” era stato pubblicato sulla nota rivista per soli uomini “Playboy” e portato quindi all’attenzione di un giovane regista televisivo, quello che divenne poi il produttore del film TV, George Eckstein. La sceneggiatura si rivelerà infatti un’ottima base per il lavoro di Spielberg fornendo un solido soggetto adattato al piccolo schermo da uno dei migliori scrittori disponibili allora (Matheson curò anche la sceneggiatura). Raccontata in questo modo sembra che ci fossero le condizioni ideali per girare un grande film, tranne il fatto che al regista, il cui lavoro più importante sino ad allora erano state delle puntate della famosa serie “il tenente Colombo”, venne dato l’impossibile compito di finire il film in 10 giorni: tabella di marcia ritenuta “irrealistica” dagli stessi produttori esecutivi sul campo, soprattutto per la scelta di svolgere la fotografia in esterni, dettata dal desiderio di dirigere una pellicola di qualità che non avesse quell’idea di “fittizio” tipico delle produzioni televisive in interni (in cui viene ripreso l’abitacolo dell’auto col protagonista al volante e immagini pregirate proiettate dietro il lunotto), scelta che fu considerata inaccettabile per quello che sarebbe diventato uno dei più grandi registi della storia del Cinema. Interessante è anche ricordare che per queste riprese venne utilizzata una particolare macchina ribassata con telecamera integrata, originariamente pensata per il film d’azione “Bullitt” con Steve McQueen (in cui buona parte delle scene sono inseguimenti fra macchine sportive). Tutto questo fu reso disponibile alla sola condizione di rispettare i tempi di produzione, e di riuscire a rendere la pellicola costosa come una produzione standard in interni, ma con più tempo a disposizione. In effetti sembra proprio che le esperienze televisive, con i loro tempi strettissimi, abbiano rappresentato un’ottima palestra per il giovane Spielberg, anche nelle esperienze successive, dandogli la capacità di lavorare sotto altissime pressioni da parte degli Studios senza però inficiare il risultato artistico finale. “Duel” non è sicuramente un film per tutti, ma chi ama la cinematografia non potrà non apprezzare questa pellicola oggi semisconosciuta ma la cui visione è certamente d’obbligo non solo per gli spielberghiani di ferro. Da vedere possibilmente nella nuova edizione in DVD con brevi ma pregevoli contenuti extra, con interviste a Steven Spielberg (e foto di lui con Fellini, che a quanto pare apprezzò molto il film) e a Richard Matheson.

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