Chi si nasconde dietro al “mostro della striscia di bosco”, meglio conosciuto alle cronache occidentali come il “mostro di Rostov” che negli anni ’80 uccise e mangiò 52 bambini e adolescenti? David Grieco, figlio de l’omonimo fondatore del P.C.I e autore del libro-inchiesta “Il comunista che mangiava i bambini” da cui ha ora tratto questo film, ci racconta la storia dello sconvolgente serial killer russo associandola a quella di un’intero popolo posto di fronte alla perdita della propria identità. In questo senso Andrej Romanovic Evilenko, cresciuto in un orfanotrofio del partito ed ex professore di storia e letteratura russa poi assunto come burocrate dai servizi segreti in allarme per i nuovi fermenti liberali avviati dalla Perestroika, altri non è che uno dei milioni di mostri potenziali partoriti da un regime che ha annullato ogni identità individuale e si trova ora alle prese col proprio sfacelo.
Registi
David Grieco
Cast
Malcolm McDowell, Marton Csokas, Ronald Pickup, Frances Barber, John Benfield, Evgeniya Gladiy, Ihor Ciszkewycz, Fabrizio Sergenti Castellani, Vladimir Levitskiy, Alexei Chadyuk
Evilenko è un cittadino ucraino, di Rostov, che crede ciecamente nel regime comunista di una Russia della metà degli anni ’80… Prima del disastroso periodo economico, prima della divisione in tanti staterelli indipendenti e poveri. Non ha vita sociale, è un frustrato, segue il suo oscuro disegno di morte e perciò uccide e fagocita le sue vittime: rigorosamente in età infantile o pre adolescenziale. Fa l’insegnante di lingua e letteratura. Legge libri, si da arie da intellettuale, ma la sua mente è in pericoloso declino così come la società, comunista e russa, che lo avvolge. Pensa che i suoi delitti siano coperti dal KGB, da quello stato che ha servito ed amato per anni e che forse è la causa primaria del suo oscuro male, e perciò è fermamente sicuro che nessuno ostacolerà la sua follia omicida, finché sulla sua strada non trova un integerrimo poliziotto deciso a stanarlo per sempre, studiando più la sua psicologia che la dinamica dei suoi delitti. Film al 100% italiano, distribuito da Mikado e prodotto da Mario Cotone; “Evilenko” (titolo evocativo dall’inglese Evil = male) ricalca le terribili, e purtroppo reali, gesta di Andrej Romanovic Chikatilo, che il mondo ha imparato a conoscere come il mostro di Rostrov: località dove uccise, prima di essere condannato a morte, indisturbatamente per ben 12 anni, più di 50 bambini e ne divorò i cadaveri. Aleggia come uno spettro, su tutto il film, il classico vezzo del cinema di impegno civile, tipicamente italiano, grazie soprattutto ad una “sceneggiatura dossier” figlia del libro: “Il Comunista che Mangiava i Bambini” dello stesso Grieco. Chi ha avuto modo di vedere il manifesto originale del film, forse non ha avuto modo di farsi tornare alla memoria l’irriconoscibile faccia del bravissimo Malcom McDowell che nella locandina somiglia più ad Ennio Morricone che all’Alex del Kubrickiano “Arancia Meccanica” (1971) a cui deve la sua meritata fama. Nel ruolo dell’integerrimo poliziotto c’è Marton Csokas che si rivela essere un ottimo attore. “Evilenko” non è né un thriller né un horror, è bensì un film che, attraverso il suo personaggio, tenta di darci una connotazione psichiatrica della fine del comunismo e della Russia. Lo stato, il sistema, che annulla l’essere umano e nella sua complessità lo fa regredire ad uno stato primordiale, omicida. Si possono trovare analogie col Dostoevskijiano “Delitto e Castigo”, almeno nel rapporto tra omicida/inquirente e tra la società e la contestualizzazione dei delitti del mostro. David Grieco, ex critico cinematografico che ha lavorato per “L’Unità”, esordisce con un film senza splatter ne thrilling dopo essere stato irrefrenabilmente attratto dalla figura di Chikatilo vista di notte, in Tv, durante un processo. Deprecabile la scelta estetica di utilizzare la falce e il martello all’interno della stilizzata locandina originale. Il cinema, quale grande luna park delle emozioni, e il suo pubblico preferiscono l’ Anthony Hopkins de “Il Silenzio degli Innocenti” nel suo sublime ruolo di Hannibal Lecter, piuttosto che questa commistione tra documentario e giallo, con tanto di messaggio morale e vezzi da bassa storiografia, ambientato in un Ucraina dai colori lattiginosi e freddi.