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Roberto Giacomelli
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Il re e condottiero Iperione ha intenzione di espandere la sua supremazia su tutta la Grecia fino a raggiungere l’Olimpo e dominare così l’intera umanità, ma per far ciò deve sconfiggere gli Dei immortali. L’unica cosa che possa uccidere un dio è un altro dio e così Iperione si mette alla ricerca del mitologico arco di Epiro, unica arma che può aiutarlo a liberare i Titani dalla loro prigione nel Tartaro. I Titani sono divinità sconfitte e imprigionate da Zeus e solo la loro furia potrebbe facilitare l’impresa del crudele condottiero. Nel frattempo, il giovane contadino Teseo vede morire sotto i propri occhi sua madre proprio per mano di Iperione e dunque medita vendetta. Imprigionato dal sanguinario re, Teseo riesce a fuggire grazie all’aiuto dell’oracolo Fedra e, a sua insaputa, si appresta a diventare un’arma di difesa nelle mani degli Dei.
Il bel “300” di Zack Snyder è stata una macchina macina soldi, dunque era prevedibile un’ondata di prodotti neo-peplum, preferibilmente in salsa pulp. Stranamente ciò non è avvenuto e mentre sulle console si susseguivano con successo i magnifici capitoli della saga di “God of War”, al cinema l’unico prodotto assimilabile al filone nell’arco di ben quattro anni è stato l’altrettanto fortunato “Scontro tra Titani”, l’amato/odiato remake del classico per ragazzi anni ’80. Era solo questione di tempo però, perché ecco che all’improvviso i
neo-peplum giungono a pioggia: “Immortals”, “Wrath of the Titans” e “300: Battle of Artemisia”. Se gli ultimi due, in arrivo il prossimo anno, sono sequel dei suddetti blockbuster, è il primo a rappresentare la novità del gruppo. Oddio, novità è una parola grossa, dal momento che a conti fatti “Immortals” è una sorta di fusione proprio tra “300” e “Scontro tra Titani”, ma una sua specifica personalità lo distingue comunque dal calderone delle copie prodotte per battere il ferro finché è caldo.
I produttori di “Immortals” sono gli stessi di “300”, Gianni Nunnari e Mark Canton, ma il regista è Tarsem Singh, il folle visionario di origini indiane che ha diretto “The Cell – La cellula” e “The Fall”. Capirete dunque che un regista del genere è difficile da tenere sotto massimo controllo e di conseguenza ci ritroviamo di fronte a un esplosivo b-movie pieno di azione e splatter, ma allo stesso tempo dalla ricercatezza stilistica unica. Lo stesso Tarsem dice di essersi ispirato alle composizioni
pittoriche di Caravaggio e infatti i giochi di luce e le scenografie gli danno quasi ragione, grazie a un uso massiccio degli effetti visivi che simulano proprio un effetto pittorico senza gonfiare la resa in maniera irrealistica come accadeva nel film di Zack Snyder.
“Immortals” nasce da un racconto breve di Charley Parlapanides, trasformato in una sceneggiatura dallo stesso insieme al fratello sceneggiatore Vlas (“Everything for a Reason”). I produttori Nunnari e Canton hanno fiutato l’affare definendo il lavoro dei fratelli Parlapanides un incrocio tra Omero e Joseph Campbell e infatti “Immortals” riprende i miti greci per inserirli in un racconto dalla struttura classica che segue alla lettera lo scheletro di “L’eroe dai mille volti” con i concetti di “La maschera di Dio”. Ma come accade in quasi ogni prodotto hollywoodiano, la fonte di riferimento è stravolta, dunque Iperione non è un Titano ma un crudele re e condottiero mortale, Teseo non c’entra niente con Minosse, Arianna e il mostruoso Minotauro (anche se un “minotauro” l’hanno inserito anche qui), Fedra acquista poteri profetici e salta fuori un fantomatico arco di Epiro che ha lo stesso potere di quello visto nel fulciano “Conquest”. Insomma, questo “Immortals” c’entra con la mitologia greca ancor meno di quanto “Troy” c’entrava con “L’Iliade”. Però c’è una scena in conclusione del film che giustifica un po’ ogni stravolgimento, come per creare un distinguo tra realtà dei fatti e
rielaborazione del mito tramite la fantasia. Il tutto stride lo stesso, ma alla fine che ne sanno in America chi sono Teseo, Iperione e compagnia bella? Probabilmente niente, nomi a caso attribuiti a personaggi fighi, muscolosi e mezzi nudi che popolano un film dalla portata cool sterminata.
Che poi “Immortals”, con buona pace per le ambizioni artistiche di Tarsem, è proprio un divertentissimo fumettone pulp che porta in scena morte, crudeltà e distruzione a profusione. Per quasi due ore assistiamo alle bastardissime imprese di Iperione, interpretato da un Mickey Rourke perfetto che domina la scena in continuazione. Di fronte al sanguinario tiranno sono tutti in ombra, sia il Teseo del futuro Superman Henry Cavill, sia lo Zeus un po’ anonimo di Luke Evans (“Scontro tra Titani”; “I tre moschettieri 3D”). Giusto Freida Pinto (“The Millionaire”; “L’alba del pianeta delle scimmie”) si distingue per la sua ipnotica bellezza, concedendo anche un nudo da applauso.
A livello visivo “Immortals” è ricercatissimo, grazie ai suddetti effetti visivi che riescono a dare vita anche alle scenografie, spesso esagerate in puro stile Tarsem. A rappresentanza di ciò basterebbe vedere la scena della guerra in cielo per rendersi conto della visionarietà di alcune scelte. Ma quello che alla fine più ci diverte è proprio il gusto per l’eccesso pulp donato al film, che riempie lo schermo di sangue, teste mozzate, scroti presi a
martellate e arti amputati in un delirio splatter da fare invidia a buona parte degli horror in circolazione. La scena in cui Ares scene in soccorso di Teseo o lo scontro tra Dei e Titani nel finale sono sequenze che fomenteranno ogni splatter fan che si rispetti.
“Immortals”, come molti film in circolazione, è stato convertito in 3D e – proprio come quei molti film in circolazione – non trae alcun vantaggio dalla stereoscopia, aggiungendo una profondità spesso posticcia e un effetto fuori dallo schermo praticamente nullo.
Vi volete divertire con un pulp-peplum pieno di adrenalina e atrocità splatter? Bene, “Immortals” fa per voi. Da astenersi puristi della mitologia greca e studenti del liceo classico con media del 9 in letteratura greca.