Mal'aria backdrop
Mal'aria poster

MAL'ARIA

2009
abril 14, 2009

Negli anni dell'ascesa del fascismo, nelle campagne tra Ravenna e Ferrara viene ritrovato il cadavere di un uomo che sembra aver subito l'attacco di una belva incredibilmente feroce. Si tratta di un medico della zona che aveva appena denunciato nella Capitale il focolaio di un'epidemia di malaria, proprio nei giorni in cui Mussolini sta raccogliendo consensi grazie alla proposta di legge sulle bonifiche. Per indagare, arriva sul posto l'ispettore Carlo Rambelli, inviato dal Ministero della Salute. Ma presto un altro medico cade vittima del misterioso assassino...

Directores

Paolo Bianchini

Reparto

Ettore Bassi, Sarah Felberbaum, Stefano Dionisi, Giuseppe Soleri, Eros Pagni, Francesco Meoni, Francesco Salvi, Loris Loddi, Alessandro Prete, Corrado Solari
Drama Película de TV
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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1925. Spinaro è un paese del ravennate destinato alle opere di bonifica che il nascente regime fascista si appresta ad intraprendere. In seguito ad un’epidemia di malaria, viene mandato sul posto l’ispettore sanitario Carlo Rambelli che però si trova a fronteggiare, oltre che la mortale malattia, anche una serie di misteriose morti che stanno colpendo alcuni personaggi in vista del paese. Le vittime, trovate cadaveri nella palude, presentano tutte la gola squarciata dal morso di un grosso animale e la popolazione comincia a temere che si tratti della furia della Borda, una strega che, secondo le credenze popolari, infesta la palude e sia anche la portatrice della malaria. E’ probabilmente un caso più unico che raro veder recensita su questo sito una fiction italiana da prima serata, ma visto il tema trattato è sembrato opportuno aggiungere questo titolo al già foltissimo numero di recensioni che popolano il database. L’Italia è ormai diventata il ‘paese delle fiction’ e quando si parla di prodotti audiovisivi made in Italy è consuetudine quindi immaginarsi immediatamente Marescialli Rocca, Distretti di polizia, Don Matteo vari e un gran numero di vite di santi e melodrammi in costume che metterebbero a dura prova la pazienza di chiunque sia cresciuto appassionandosi a prodotti confezionati per il cinema. Quelli della Rai devono essersi resi conto del panorama estremamente inflazionato della fiction italiana e così hanno tentato la carta della novità con un prodotto che si discosta per tematiche e (in parte) nello svolgimento dalla canonica solfa tv affolla palinsesti. Il risultato si chiama “Mal’aria” è un film tv diviso in due puntate e tratto liberamente dall’omonimo romanzo di Eraldo Baldini, un film che si lascia guardare ma che presenta allo stesso tempo così tante pecche da non fornire sicuramente motivo di riscatto per i ‘padroni della tv’, ancora troppo lontani dai gusti di un pubblico abituato ad evadere al di fuori delle mura strettamente domestiche. La voglia di raccontare una storia “diversa” è da lodare, soprattutto, poi, se questa diversità risiede nel voler affrontare tematiche care all’horror e al giallo soprannaturale, che in questo caso affonda a piene mani nell’immaginario del gotico rurale tanto caro ad alcune delle perle più luccicanti della nostra cinematografia di genere. L’ambientazione geografica ci porta alla mente alcune gloriose pellicole firmate da Pupi Avati (“La casa dalle finestre che ridono” e “L’arcano incantatore”), dalle quali viene preso in prestito anche quel surrogato di normalità mondana che cela orrori inenarrabili. Al centro della vicenda c’è la superstizione popolare, la stregoneria e l’immolazione degli infanti, peculiarità queste che, tornando con i ricordi al “Non si sevizia un paperino” fulciano, appaiono sicuramente di grande presa su un pubblico alternativo a quello abitudinario della tv, soprattutto se avvezzo a certi linguaggi “di genere”. La chiusura mentale di alcune popolazioni che confondono la vera malattia (la malaria) e la morte con la magia è uno spunto interessante, anche nella sua insistenza sull’ambiguità della situazione che pone comunque lo spettatore (e il protagonista con lui, una mente razionale messa di fronte all’irrazionale) a dubitare su che strada voglia realmente seguire la narrazione – normale o paranormale? - ; anche la contestualizzazione storica nel ventennio fascista sembra una scelta azzeccata e, malgrado la stereotipizzazione di alcuni personaggi, in special modo i fascisti cattivi, appare riuscito il frequente ma mai intrusivo rimando alle questioni che hanno caratterizzato quel periodo storico, senza mai cadere nel didascalico. Il ‘cosa’, dunque, è sicuramente vincente, quello che lascia interdetti è spesso il ‘come’. La storia in alcuni punti è inutilmente diluita in a volte inutili contaminazioni melodrammatiche che vogliono comunque ricordare allo spettatore con che tipologia di prodotto audiovisivo ha a che fare; inoltre la sceneggiatura di Giovanna Koch e Stefano Sollima tende in più punti a tradire il materiale d’origine (e infatti il film è “liberamente” tratto dal romanzo) addolcendo la narrazione con trovate politicamente corrette ed epurandolo dalle contaminazioni più marcate con il genere horror. L’intreccio in alcuni punti appare eccessivamente affidato alle “incredibili” intuizioni del protagonista che vanno a sopperire ad alcuni evidenti buchi di sceneggiatura (la scoperta del marchingegno mortale e il riacquisto della memoria su tutti), così come, giunti ad un certo punto, si riesce a prevedere con troppa facilità la risoluzione della vicenda che, tra l’altro, è consumata anche in maniera frettolosa. Il cast è decisamente troppo altalenante e se appaiono convincenti le interpretazioni di Stefano Dionisi (“L’arcano incantatore”; “Nonhosonno”), Eros Pagni (“Profondo Rosso”; “Nestore – L’ultima corsa”) e Sarah Felderbaum (“Cardiofitness”), non altrettanto si può dire dell’inadatto Francesco Salvi (“Fracchia la belva umana”), dello smarrito Giuseppe Soleri (“Piano 17”; “L’ispettore Coliandro”) e del protagonista Ettore Bassi, volto noto della fiction italiana e costantemente impegnato in espressioni da piacione. Bocciata la regia di Paolo Bianchini, a volte inutilmente dedita a patetiche sperimentazioni che sanno di virtuosismo concettualmente vecchio. Insolitamente buona per una fiction tv la fotografia di Giovanni Cavallini. Insomma, visto che in Italia non si può fare a meno di fiction a palate, ben vengono incursioni nel ‘genere’ che tendano a distaccarsi dalla corrente produttiva principale, però la strada verso un prodotto che non risulti semplicemente mediocre sembra davvero molto lontana. Visiona lo spot di MAL'ARIA