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OUIJA - LE ORIGINI DEL MALE

Ouija: Origin of Evil

2016 US
ottobre 20, 2016

Los Angeles, 1965. Una madre vedova e le sue due figlie tentano di rivitalizzare la loro attività commerciale con qualche nuova trovata. Inavvertitamente, però, invitano una forza malefica nella loro casa. Quando la figlia minore diviene preda dello spirito maligno, la famiglia sarà costretta ad affrontare le proprie paure per salvare la ragazzina e rispedire il male da dove è venuto.

Registi

Mike Flanagan

Cast

Parker Mack, Annalise Basso, Elizabeth Reaser, Lulu Wilson, Henry Thomas, Halle Charlton, Alexis G. Zall, Doug Jones, Kate Siegel, Sam Anderson
Horror
HMDB

RECENSIONI (1)

VD

Vincenzo de Divitiis

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Los Angeles, metà anni Sessanta. Rimasta da poco vedova e con una situazione economica non delle più floride, Alice Zender si guadagna da vivere organizzando finte sedute spiritiche con l’aiuto delle sue due figlie, Lina e Doris, che partecipano allo spettacolo mettendo in scena finte apparizioni spettrali. Dopo aver sorpreso la figlia maggiore a giocare a casa di amici con una tavoletta Ouija, la donna decide di aggiungere questo attrezzo alle sue sedute per rendere il tutto più realistico. L’oggetto, però, è tanto affascinante quanto pericoloso e quando Doris inizia ad utilizzarlo cominciano i problemi. Da quel momento in poi, infatti, la piccola, convinta in un primo momento di essere in contatto con lo spirito del padre, comincia a comportarsi in modo strano e ad assumere atteggiamenti violenti. È solo l’inizio di una terribile possessione demoniaca. All’interno del mare magnum del cinema horror commerciale, del quale i re incontrastati sono senza dubbio Micheal Bay e Jason Blum con la sua onnipresente casa di produzione BlumHouse, non poteva mancare una saga dedicata alla mitica tavoletta Ouija, strumento brevettato nel 1890 con il quale è possibile comunicare con i morti ed evocarli. Dopo aver dato ispirazione per tanti film come “Spiritika” e “Long Time Dead”, nel 2014 questo argomento è tornato prepotentemente protagonista nel genere con “Ouija” di Stiles White, pellicola che ha riscosso un enorme successo di pubblico con grandi incassi al botteghino. Successo che, seppur immotivato se si considera che il film era davvero di qualità infima e destinato esclusivamente ad un pubblico di ragazzini a caccia di primi brividi, ha dato il via libera ad un secondo capitolo affidato al prolifico Mike Flanagan che quest’anno già abbiamo visto in sala con il discreto “Somnia” e che negli ultimi tempi sta vivendo un’irrefrenabile scalata di consensi. Le premesse più che incoraggianti, tuttavia, vanno a scontrarsi con la realtà di un film, intitolato “Ouija – Le origini del male”, pasticciato dal punto di vista narrativo, noioso per larghi tratti e soprattutto scontato e prevedibile per chi ha un minimo di confidenza del genere. La storia della famiglia Zender presenta infatti tutte le componenti tipiche degli horror a tema possessioni e case infestate: spiriti rancorosi proveniente dal passato, una bambina dall’aspetto inquietante e dai comportamenti strani, la lunga parte finale in cui si consuma la più classica delle lotte tra bene e male e il ricorso ai soliti espedienti per incutere paura quali sbalzi sonori e apparizioni improvvise di spettri e personaggi con occhi completamente bianchi. In tutto ciò è completamente assente la ricerca di un approfondimento dei personaggi ed anche gli sviluppi del plot appaiono forzati e incoerenti fra loro. Insomma, Flanagan cerca di fare il “James Wan” della situazione senza però averne le stesse capacità narrative e soprattutto la stessa maestria nel creare atmosfere di autentico terrore, eccezion fatta per i venti minuti finali in cui un minimo di tensione c’è qualche balzo dalla sedia è assicurato. Troppo poco comunque per un film che parte da un materiale di partenza tano promettente quanto ormai inesorabilmente datato ed incapace di creare suggestioni nuove da quelle già mostrate in altri film precedenti. Da promuovere a pieni voti è soltanto il cast che ha come fiore all’occhiello la piccolissima e bravissima Lulu Wilson, che veste ottimamente i panni della solita bambina posseduta, affiancata da Annalise Basso, Elizabeth Reaser e Henry Thomas, tutti più che dignitosi nel dare corpo a personaggi per la verità neanche troppo complicati da interpretare proprio per la loro scarsa caratterizzazione di cui si diceva sopra. “Ouija: Le origini del male”, in conclusione”, è un prequel francamente evitabile che poco aggiunge alla saga e nel complesso risulta anche inutile ai fini di una spiegazione del primo capitolo, il cui legame viene reso noto in una scena extra dopo i titoli di cosa. Bocciato senza appello.

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