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PRÉDICTIONS

Knowing

2009 GB
mars 19, 2009

Pour fêter l'anniversaire d'une école, une cérémonie est organisée au cours de laquelle une capsule temporelle contenant des messages écrits par des enfants 50 ans auparavant est déterrée et ouverte. Chaque enfant emporte chez lui un message, mais celui du petit Caleb est illisible, car il s'agit d'une suite incohérente de chiffres. D'abord amusé, son père, statisticien, essaye de trouver une signification. Horrifié, il découvre peu à peu que chaque séquence de chiffres correspond à la date exacte d'une catastrophe récente. Lorsqu'il comprend que les 3 dernières séquences prophétisent des cataclysmes à venir, une course contre la montre commence.

Réalisateurs

Alex Proyas

Distribution

Nicolas Cage, Rose Byrne, Chandler Canterbury, Ben Mendelsohn, Nadia Townsend, Terry Camilleri, Lara Robinson, Adrienne Pickering, Danielle Carter, Alethea McGrath
Action Thriller Science-Fiction Mystère
HMDB

CRITIQUES (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Nel 1959 in una scuola elementare del Massachussets alcuni studenti di vengono invitati a fare dei disegni su come immaginano il futuro, i disegni vengono poi inseriti in un cilindro appositamente battezzato “capsula del tempo” e custoditi per mezzo secolo, per essere poi mostrati alle nuove generazioni. Ai giorni nostri la capsula viene aperta e ad ogni bambino viene consegnato un disegno ivi contenuto. Al piccolo Caleb Kostler capita però uno strano foglio completamente ricoperto da numeri, apparentemente senza alcun senso. Il padre di Caleb, l’astrofisico John Koetler, scopre casualmente che quei numeri sono in realtà precise coordinate di tutti i più grandi disastri che hanno sconvolto l’umanità negli ultimi cinquanta anni. Inizialmente incredulo, John si convince della veridicità delle predizioni, tra le quali c’è anche l’incendio che ha causato la morte di sua moglie, e si rende conto che tre delle predizioni devono ancora avvenire. “Segnali dl futuro” (“Knowing” in originale) è un oggetto molto delicato, un film con un soggetto interessante e originale che però già sulla carta percorre il pericoloso ponte che divide il teoricamente appetitoso dal potenzialmente disastroso. Riuscire a tenere sotto controllo un’opera del genere è cosa assai ardua e il minimo passo falso potrebbe compromettere la riuscita del tutto. Puntualmente, Proyas e compari non riescono a rimanere sui giusti binari e a una prima parte ottima segue una seconda parte pessima. L’ex enfant prodige regista di “Il Corvo” e “Dark City” sceneggia “Segnali dal futuro” in compagnia di ben altri quattro autori – Stuart Halzedine, Ryne Douglas Pearson, Juliet Snowden e Stiles White – mescolando fantascienza, film catastrofico e suggestioni horror. Ma evidentemente cinque menti alle prese con un soggetto del genere hanno maggiori possibilità di fare disastri, dal momento che si ha la sensazione che nel film ci siano dei macroscopici problemi legati proprio al collante che tiene su la baracca: più idee che mal si legano tenute insieme con forzature che pregiudicano la riuscita del film. Le due ore di durata di “Segnali dal futuro” possono essere perfettamente scisse in due parti. La prima ora serve a introdurre l’argomento, porre interrogativi, accumulare elementi e lentamente dipanarli con eventi rilevanti; la seconda parte ha invece il compito di trovare una risposta agli interrogativi e costruire un climax che conduca alla parola fine. La prima parte è altamente soddisfacente, si respira un’atmosfera alla Shyamalan, si costruisce una storia originale e coinvolgente, vengono introdotti dei personaggi non particolarmente innovativi ma ben tratteggiati e si assiste a due scene d’azione che sono portate in scena in modo stupefacente, da manuale di regia. Si comincia già da qui a intravedere qualche faciloneria di troppo nella sceneggiatura (il protagonista scopre il “potere” dei numeri in modo un po’ troppo casuale, così come lo è anche la sua presenza sul luogo del primo disastro), ma poco prima gli sceneggiatori si erano messi al riparo facendo tenere al protagonista una lezione universitaria sul rapporto tra determinismo e casualità, così si tende a sorvolare e si rimane catturati dal contorno. In particolare è difficile rimanere indifferenti davanti alla messa in scena dell’incidente aereo, un lunghissimo pianosequenza che va dallo schianto del velivolo sull’autostrada all’arrivo dei primi soccorsi, mostrando orrore e morte in maniera terribilmente realistica. Poi le scorciatoie di sceneggiatura continuano in maniera non più accettabile: le catastrofi accadute in cinquant’anni si sono verificate nelle più disparate zone del globo e guarda caso le ultime tre che devono avvenire interessano tutte la zona in cui vive il protagonista; a John mancano le ultime cifre del codice e in modo del tutto casuale riesce a trovare dove cercarle, tra l’altro grazie a un involontario suggerimento fornitogli dal figlio in una scena fin troppo gratuita. Insomma, se prima si era disposti a cedere al meccanismo della casualità, dopo un po’ si comincia a sentirsi persi per i fondelli. Ma il vero motivo che fa degenerare il film è la piega fantascientifica che la vicenda prende nell’ultimo quarto d’ora, che ora non vi sto a rivelare. Un elemento aggiunto, importante ma senza del quale la storia avrebbe guadagnato in coerenza, che riesce a rovinare quanto di buono e originale il film aveva saputo offrire fino a quel momento. Si ha l’impressione che si sia cercato di stemperare l’eccessivo pessimismo di cui il film si stava caricando aggiungendo un elemento di speranza buonista, assolutamente poco opportuno e capace di modificare il senso dell’opera, banalizzandola e spingendola perfino verso una leggera virata di ridicolo involontario. E questo è un peccato perché il climax apocalittico, supportato da ottimi effetti speciali, aveva un certo impatto emotivo e visivo non marginale. Insomma, per la serie “come ti rovino due ore di film in quindici minuti”. Per il resto? Come si è detto la regia di Alex Proyas è molto buona, in certi momenti ottima, e la fotografia di Simon Duggan, che utilizza toni spenti e autunnali, a volte perfino dark, contribuisce a valorizzarla. Nel cast troviamo un bravo ma non eccezionale Nicholas Cage, tenuto a freno da un personaggio malinconico, e una Rose Byrne (“Sunshine”; “28 settimane dopo”) in parte. Se la prima parte di “Segali dal futuro” merita tre zucche abbondanti, la seconda ne merita solo una. Dunque si fa la media.

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