Negra Navidad backdrop
Negra Navidad poster

NEGRA NAVIDAD

Black Christmas

2006 CA
diciembre 15, 2006

En una residencia universitaria varias estudiantes se disponen a pasar las fiestas de Navidad. La residencia fue en el pasado el hogar de Billy, un niño con una infancia terrible y al que todo el mundo considera muerto. Una extraña llamada de teléfono, realizada desde el interior de la casa, marca el comienzo de una serie de horrendos crímenes. Remake del filme homónimo de Bob Clark (1974). (FILMAFFINITY)

Directores

Glen Morgan

Reparto

Katie Cassidy, Kristen Cloke, Andrea Martin, Yan-Kay Crystal Lowe, Michelle Trachtenberg, Oliver Hudson, Robert Mann, Mary Elizabeth Winstead, Lacey Chabert, Dean Friss
Horror Mistero
HMDB

RESEÑAS (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Billy Lentz da bambino veniva maltrattato e subiva abusi sessuali da pare della madre, finché un giorno il bambino reagì e uccise la genitrice e il suo amante, passando in seguito un lungo periodo di tempo internato in un’ospedale psichiatrico. Dopo quindici anni, il giorno della vigilia di Natale, Billy fugge dall’ospedale e si reca verso la sua abitazione che ormai è stata adibita a dormitorio femminile per le studentesse della vicina università. Per un gruppo di ragazze rimaste bloccate nel dormitorio a causa di una tempesta di neve sarà l’inizio di un incubo! Seguendo l’odierna moda di rivisitare la maggior parte possibile dei classici dell’horror cinematografico postmoderno, Glen Morgan e James Wong, rispettivamente alla regia e alla produzione, ci riprovano e dopo “Willard” (remake di “Willard e i topi”) propongono la nuova versione di un altro piccolo classico degli anni ’70: “Black Christmas”. L’originale è stato diretto da Bob Clark nel 1974 e, sebbene sia tuttora poco conosciuto (soprattutto in Italia, dove è stato per decenni irreperibile su qualsiasi formato video e solo recentemente riproposto in dvd), si tratta di un vero caposaldo del genere. “Black Christmas” versione 1974 è stato riconosciuto come l’iniziatore del sottogenere “slasher”, benché ancora acerbo nella sua formula caratteristica, e ha dato spunto per la costruzione di diversi horror di successo ancora oggi molto in voga (basti pensare alle telefonate minatorie di “Scream” e “Chiamata da uno sconosciuto”). Nella sua rivisitazione, Morgan ha avuto la brillante idea di non riproporre inutilmente la stessa storia narrata da Clark trenta anni prima, ma dar vita ad un film completamente differente che si ispira all’originale solo per lo spunto di base. Paradossalmente, il regista dà vita ad un prodotto che ha molti più debiti con “Halloween” di John Carpeter piuttosto che con il “Black Christmas” anni ’70, e il film di Carpenter, a sua volta, molto aveva a che spartire con quello di Clark (un’antica voce di corridoio vuole che in origine “Halloween” dovesse essere il sequel di “Black Christmas”, ma nessuno ha mai confermato questa diceria). Così Morgan decide di concentrarsi su quello che era l’aspetto più enigmatico del film originale, ovvero la figura di Billy Lentz: quello che nel film del ’74 era una figura indefinita, senza volto ne fattezze fisiche, qui ha una storia alle spalle ben approfondita e focolaio della sua pazzia. Attraverso una serie di flashback ben strutturati, ci viene mostrato che Billy è un bambino infelice, affetto da una rara malattia al fegato che gli rende la pelle giallastra; sua madre lo maltratta e lo tiene chiuso in soffitta come un animale, concedendosi perfino dei rapporti incestuosi con lui. Morgan ci racconta come la fonte della cattiveria e della follia del ragazzo siano risultati di un’educazione deviante, donando al panorama horror un nuova perversa famiglia di “mostri”. Il film ha un ritmo indiavolato, mettendo in scena, nell’ora e venti minuti di durata, una sequela infinita di sanguinosissimi omicidi perpetrati per lo più ai danni di affascinanti studentesse, non risparmiando qua e là delle scene di macabro grottesco. Tuttavia manca originalità nella coreografia degli omicidi, che si risolvono spesso con l’infierire dell’assassino sugli occhi delle sue vittime. La regia è molto curata e anche la sceneggiatura (dello stesso Glen Morgan) riserva una manciata di buone trovate e anche qualche azzeccato colpo di scena, pur dovendosi attenere alle ferree regole dello slasher e presentando qualche buco narrativo. Buono anche il cast che vede protagoniste una schiera di giovani fanciulle già fattesi notare in produzioni di genere, come Mary Elizabeth Winstead (“Final Destination 3”; “Grindhouse – A prova di morte”), Michelle Trachtenberg (“Buffy”), Katie Cassidy (“Chiamata da uno sconosciuto”), Crystal Lowe (“Final Destination 3”), Kristen Cloke (“Final Destination”) e anche una reduce dal film originale, Andrea Martin, che mette da parte i panni della studentessa per vestire quelli dell’istruttrice MacHenry. Sembra che lo stesso Bob Clark, coinvolto nella produzione di questo remake, prima della sua prematura scomparsa avesse detto di preferire il film di Morgan al suo, ma forse il compianto regista è stato un po’ duro con se stesso; il “Black Christmas” versione 2006 è sicuramente un gradevole slasher che sa intrattenere, ma siamo comunque distanti dall’inquietudine che era capace di suscitare il prototipo.