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Willard e i Topi poster

WILLARD E I TOPI

Willard

1971 US
luglio 30, 1971

Un giovane di nome Willard cerca uno sfogo alle proprie frustrazioni ammaestrando un piccolo esercito di topi che poi utilizza per una serie di vendette contro il suo odiato principale. Un giorno quest'ultimo uccide uno dei topi al quale il giovane era più affezionato. Willard gli scatena addosso il suo piccolo esercito e il poveraccio, terrorizzato, si getta dalla finestra. Ormai soddisfatto, il giovane fa poi in modo che tutti i suoi temibili roditori affoghino. Centinaia di altri topi vendicheranno però i loro compagni facendo fare a Willard una terribile fine.

Registi

Daniel Mann

Cast

Bruce Davison, Ernest Borgnine, Sondra Locke, Elsa Lanchester, Michael Dante, Jody Gilbert, William Hansen, John Myhers, J. Pat O'Malley, Joan Shawlee
Horror Fantascienza
HMDB

RECENSIONI (1)

RG

Roberto Giacomelli

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Il giovane Willard è orfano di padre e vive con una madre anziana e possessiva in una grande casa in periferia. Il ragazzo lavora nella fabbrica del padre, di cui sarebbe dovuto essere il diretto erede, ma è stato spodestato dal signor Martin, dispotico e arrivista ex collega del padre di Willard. Il ragazzo subisce quotidianamente angherie di ogni tipo da parte di colleghi, datore di lavoro e vicini di casa, così quando scopre di avere una colonia di ratti in giardino, invece di eliminarli come gli ha chiesto sua madre, Willard decide di ammaestrarli per servirsene in previsione di una feroce vendetta. Nel 1971 i beast movie non erano ancora in voga e i topi, animali repellenti per antonomasia, stranamente non erano stati molto usati dal cinema dell’orrore se non in qualche monster movie degli anni ’50. E allora ci pensa Daniel Mann a rimediare a questa mancanza con un piccolo film che già dal titolo è esplicativo: “Willard e i topi”. Tratto dal romanzo “Diario di Ratman” di Stephen Gilbert, che scrive anche la sceneggiatura con il suo vero nome Gilbert Ralston, “Willard e i topi” è un film anomalo e originale nel panorama dei film di genere. Mann, che è un regista classico e dal pugno solido, decide di dedicarsi all’aspetto più intimo e psicologico della vicenda, portando a casa un film che è l’efficace descrizione della solitudine e dei disturbi mentali del giovane protagonista. Willard – magnificamente interpretato da Bruce Davison (“X-Men”: “Le streghe di Salem”) – è un ragazzo timido e timoroso, senza amici e oppresso da una madre tanto affettuosa quanto possessiva (interpretata dalla storica moglie di Frankenstein Elsa Lanchaster). L’esistenza di questo ragazzo, come puntualmente accade quando si è nelle sue condizioni, è frustrante e minata da ogni tipo di angheria e derisione, a cominciare dal pessimo datore di lavoro e usurpatore signor Martin, a cui da volto Ernest Borgnine con tutto il suo magnifico gigioneggiare. In una situazione di solitudine e frustrazione come quella in cui vive Willard, basta un piccolo scoglio per trovare un adeguato ancoraggio e così un’esigua colonia di topi fornisce al ragazzo un punto di svolta, uno scopo nella vita. Con l’intenzione di ammaestrarli, prima, e con la consapevolezza di poterli usare per farsi giustizia, dopo, Willard diventa un tutt’uno con i suoi piccoli e unici amici, che diventano quasi un’estensione della sua personalità. In particolare sono due i topi che emergono dalla colonia sempre più numerosa: Socrate e Ben. Il primo è un topolino bianco, diligente e presto eletto a “migliore amico” da Willard, ideale capo della colonia; il secondo è un ratto nero, di dimensioni piuttosto grandi che si autoelegge a privilegiato, intrufolandosi dentro la stanza del ragazzo e imponendosi come “altro” migliore amico. Due animali profondante differenti di carattere che avranno un ruolo diverso e complementare nel processo di crescita e autodistruzione del ragazzo. Il film ha un ritmo sostenuto, ma è adeguatamente scandito da momenti salienti che tengono sempre alta l’attenzione dello spettatore. Se il clou dell’aspetto horror è concentrato nel momento della vendetta finale e dalle sue conseguenze, per il restante “Willard e i topi” si propone più come un dramma psicologico in cui l’aspetto repellente è rappresentato dai simpatici animaletti di cui il protagonista si contorna. Un buon lavoro, insomma, un film solido e capace di far scuola, che si affida giustamente a un ottimo cast di attori perfettamente in parte. Il successo che “Willard e i topi” riscosse in patria convinse i produttori a giocare la carta del sequel e l’anno seguente arrivò “L’ultima carica di Ben”, sceneggiato sempre da Ralston e diretto da Phil Karlson. Nel 2003 ne è stato realizzato anche un remake dal titolo “Willard – Il paranoico”, che accentua la dimensione orrorifica della vicenda. In DVD italiano da Jubal Classic Video.

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