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LA NEUVIÈME PORTE

The Ninth Gate

1999 ES
août 25, 1999

Dean Corso est un chercheur de livres rares pour collectionneurs fortunés. Sa réputation lui vaut d'être engagé par un éminent bibliophile, féru de démonologie, Boris Balkan, qui lui demande de traquer les deux derniers exemplaires du légendaire manuel d'invocation satanique, « Les 9 portes du royaume des ombres ». Corso relève le défi. De New York à Tolède, de Paris à Cintra, il s'enfonce dans un labyrinthe semé de pièges et de tentations. Il va peu à peu décrypter les énigmes du livre maudit et découvrir le véritable enjeu de sa mission.

Réalisateurs

Roman Polanski

Distribution

Johnny Depp, Frank Langella, Lena Olin, Emmanuelle Seigner, Barbara Jefford, Jack Taylor, José López Rodero, Tony Amoni, James Russo, Willy Holt
Horror Thriller Mistero
HMDB

CRITIQUES (1)

MC

Marco Castellini

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Dean Corso, ricercatore di libri rari, viene incaricato da un eccentrico e ricchissimo uomo d’affari, di ritrovare alcune rare edizioni di un vecchio manoscritto intitolato “Le nove porte del regno delle tenebre”. Secondo un’antica leggenda le nove edizioni del libro, una volta riunite tutte insieme, sono in grado di aprire una passaggio per gli Inferi. Dopo varie vicissitudini e strani avvenimenti, lo studioso riuscirà a riunire i nove manoscritti ma il risultato sarà quello voluto? Affascinato dal romanzo "Il Club Dumas" dello spagnolo Arturo Pérez Reverte Roman Polanski decide di trarne un film ma nonostante l’ottimo soggetto, l’ispirato protagonista Johnny Depp e le indubbie doti del regista il risultato non quello che ci si poteva attendere. Polanski torna al satanismo, dopo “Rosemary's Baby”, con quello che si potrebbe definire un finto B-movie per l’uso di alcuni effetti speciali volutamente kitsch (vedi la sequenza dell’inseguimento in auto) e di veri attori-B, come James Russo e Frank Langella. Sottigliezze che possono incontrare il gusto di certi cinefili ma che in questo caso risultano assolutamente vezzose, quasi di intralcio alla funzionalità e al fascino del film. Il ritmo della pellicola è davvero esageratamente lento, di buon grado si potrebbe rinunciare ad almeno venti/venticinque minuti di film; un montaggio più attento e curato probabilmente gli avrebbe fatto guadagnato un ritmo accettabile. Lascia l’amaro in bocca soprattutto il finale, troppo interlocutorio, praticamente non dà nessuna risposta precisa alle molte domande aperte dal film. Da un regista come Polanski era lecito attendersi qualcosa di più.

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